5 Settembre 2012

Cyberspazio antisemita italiano

Fonte:

SHALOM numero 9

Autore:

Stefano Gatti

“Gli antisemiti del web si scagliano contro il Ministro Riccardi E’ ‘colpevole’ di volere una legge che oscuri i siti razzisti e xenofobi”

Il ministro per la cooperazione internazionale e l’integrazione Andrea Riccardi da mesi sottolinea il fatto che il Web è ormai diventato il palcoscenico privilegiato per la diffusione del razzismo e dell’antisemitismo, e recentemente, in seguito alla scoperta dell’ennesima lista di proscrizione  contro gli ebrei pubblicata su un famigerato spazio online antisemita, ha teso a ribadire che:

“Occorre maggiore impegno per isolare i predicatori di odio” e quindi ha chiesto una nuova legge internazionale per bloccare sul web i fenomeni di razzismo ed antisemitismo”.

A causa di queste frequenti prese di posizione – l’ultima a fine luglio – contro l’odio nel cyberspazio, Riccardi è stato inserito nella Black List – con Riccardo Pacifici, Fiamma Nirenstein, Emanuele Fiano ed Alessandro Ruben – dei bersagli favoriti dei razzisti del Web.

Il principale sito antisemita italiano – un quotidiano digitale con migliaia di contatti – ha tacciato Riccardi di essere un “cripto-giudeo”, un “amico dei rom”, “ministro noachide” esponente di una “tecnocrazia-massonica”volta alla distruzione del cristianesimo su ispirazione dagli ebrei.

La sezione Italia del sito neonazista e “suprematista bianco” Stormfront ha prontamente dedicato al ministro la lista di discussione “Riccardi collabora con il Giudaismo Internazionale e dichiara di voler oscurare siti antimondialisti” dove, in mezzo a decine e decine di interventi densi di minacce, trivialità ed insulti, lo si accusa di essere un “servo dei giudei” dei “signori nasoni” : “il ministro Riccardi è un agente di Sion, agisce per l’ebreo ed esegue i suoi ordini”.

Queste reazioni da parte del cyberspazio antisemita italiano sono ormai usuali dalla primavera del 2010, ovvero da quando le autorità politiche hanno iniziato a prendere coscienza del fatto che Internet ha generato un ambiente che ha fornito una struttura relazionale all’odio rendendolo socialmente accettabile, e quindi impegnandosi ad introdurre norme più efficaci per contrastare antisemitismo e razzismo sul Web .

La Polizia postale italiana è una delle più efficienti al mondo nel lavoro di monitoraggio ed individuazione di contenuti antisemiti e razzisti online, ma nell’ordinamento giuridico italiano non è presente una legge specifica atta a sanzionare antisemitismo e razzismo via Web, quindi la strada per chiudere i siti dell’odio risulta tortuosa e difficile.

In Italia la norma di riferimento per quanto riguarda l’incitazione alla violenza e alla discriminazione per motivi razziali, etnici, religiosi o nazionali, anche attraverso i mezzi di comunicazione è la Legge Mancino del 1993, ma è antecedente alla diffusione di Internet e quindi non fa riferimenti all’online.

Inoltre molti siti antisemiti registrano il loro dominio (il cosiddetto hosting) negli Stati Uniti o comunque in paesi in cui sostenere tesi antisemite e negazioniste non costituisce reato, perciò non è possibile intervenire sui provider per l’oscuramento del Web site. Mancano poi norme che potenzino il coordinamento internazionale e permettano di adottare procedure più spedite per contrastare razzismo e antisemitismo sui mezzi informatici.

In assenza di normative adeguate nel corso degli ultimi anni, malgrado l’impegno delle autorità giudiziarie e le periodiche denunce da parte dei vertici della Comunità ebraica italiana e delle organizzazioni anti-razziste, solo un Hate Site, il negazionista ed antisemita Thule Toscana, è stato realmente chiuso.

Il cyberspazio antisemita e razzista, in assenza di leggi ad hoc e sentendosi ormai al sicuro, si è fatto così sempre più aggressivo e minaccioso, e non perde occasione per prendersi gioco di chi vorrebbe contrastarlo, dagli attacchi di HolyWar del dicembre 2011 contro il sito Roma Ebraica:”Nazisti-ebrei membri della cupola mafiosa ebraica italiana”, sino ad un recente commento sul forum di Stormfront Italia in cui viene fatto rimarcare che:”Ma quanto rosicano? Per i signori nasoni e i loro servi è inconcepibile l’idea che qualcuno diffonda la verità circa i loro affari criminali…sono anni che blaterano di chiuderci…quante storie per un paio di insulti…”.