12 Settembre 2016

“Gaffes” della nuova amministrazione Raggi nei confronti della Comunità Ebraica di Roma

Fonte:

La Stampa

Autore:

Ilario Lombardo

Raggi sfiora l’incidente con la comunità ebraica

Dopo una serie di “sgarbi”, un emissario del Campidoglio ha mediato

Ed è sfida a due per l’assessorato al Bilancio: Galloni o Canzio

Roma. Domenica pomeriggio, dal Campidoglio inviano un delegato a parlare con la comunità ebraica. Neanche il tempo di prendere le misure delle critiche piovute su Virginia Raggi dal segretario della Cei monsignor Nunzio Galantino e dal Vaticano, via Osservatore Romano, che c’è un altro incidente istituzionale da scongiurare. In realtà le critiche dalla Santa Sede sono state poi ammorbidite dal sostituto della segreteria di Stato Angelo Becciu («diamole il tempo di lavorare») e da monsignor Vincenzo Paglia, presidente dell’Accademia pontificia («nessuna frizione») anche per evitare accuse di ingerenza. Al ghetto ebraico, nel centro della Capitale, invece da giorni si parla apertamente dello «sgarbo» del Comune. In realtà, sono una sequela di episodi, e non tanto l’assenza di Raggi al Festival della cultura ebraica, sabato sera, lo stesso giorno del forfait in Vaticano. La sindaca si è voluta ritagliare un weekend in famiglia, per rifiatare lontana dalle telecamere, e al suo posto è andato il presidente dell’assemblea capitolina Marcello De Vito. Passi per questa visita mancata: quello che davvero non è andato giù alla comunità ebraica è che Raggi non abbia trovato il tempo di portare il saluto di Roma, il 6 settembre, al feretro di Enrica Zarfati, l’ultima delle ebree romane sopravvissute all’orrore di Auschwitz-Birkenau. Non c’era lei, ma, fatto ancor più grave, non c’era nessuno del Comune. Una mancanza che è diventata macroscopica agli occhi della comunità del Tempio Maggiore di Lungotevere Cenci perché è venuta subito dopo la gaffe della foto sbagliata di Settimio Piattelli, nel tweet di omaggio di Roma Capitale a uno degli ultimi testimoni dell’Olocausto, scomparso lo scorso 27 agosto a 95 anni. In questi giorni convulsi di guerriglia politica nel M5S sono passati in secondo piano alcuni messaggi a distanza tra gli ebrei romani e il Campidoglio. Di mezzo ci sono promesse e progetti comuni da confermare come le gite delle scuole ad Auschwitz. La comunità vuole incassare certezze, come ha spiegato il presidente della Fondazione Museo della Shoah Mario Venezia dopo l’intervista al quotidiano israeliano Yedioth Ahronot in cui Raggi confermava la realizzazione del Museo a Roma. Gli annunci non bastano: «Alcune settimane fa abbiamo chiesto alla sindaca un incontro – ha ricordato Venezia – e siamo in attesa che ci riceva, anche in considerazione di appuntamenti importanti che sono ormai alle porte come il prossimo 16 ottobre, giorno in cui celebriamo il ricordo del tragico rastrellamento del ghetto di Roma». Da quanto si apprende in Campidoglio, a breve sarà fissata una data nella fitta agenda della sindaca ancora alle prese con il dossier nomine. Confermato che domani conosceremo il nuovo assessore al Bilancio, pare che la partita si giocherà tra Mario Canzio, Ragioniere generale dello Stato fino al 2013, e Nino Galloni, economista con posizioni critiche sull’euro molto apprezzato dai 5 Stelle a cui due mesi fa lui stesso inviò la propria disponibilità ma condizionata «a un progetto senza compromessi». Tramontata la suggestione di chiamare Antonio Di Pietro – l’ha definita «una panzana» – c’è un’altra casella importante da riempire. Ed è quella del capo di gabinetto. Circola il nome di Antonio Meola, oggi segretario generale della Città metropolitana di Napoli, ruolo che fino al 2014 ha ricoperto al Comune di Firenze, a stretto contatto con l’arcinemico dei 5 Stelle Matteo Renzi.