10 Aprile 2018

Firenze, tre ragazzini usano il termine “ebreo” come fosse un intercalare

Fonte:

La Repubblica edizione di Firenze

Autore:

Ernesto Ferrara

La parola ebreo per offendersi tra ragazzini

Sabato sera, bus numero 31 dell’Ataf. Tre ragazzini sui 13-14 anni nelle ultime file discutono e berciano tra loro, commentano le immagini di uno smartphone. Si tratta, a quanto sembra di capire ai passeggeri presenti dal vocio un po’ volgare che i tre non fanno nulla per nascondere, di qualcosa che ha a che vedere con un locale notturno, forse una discoteca o chissà. Ma quel che colpisce è che in un dialogo che dura circa 5 minuti prima che scendano, i tre non smettano di rivolgersi l’uno all’altro usando il termine “ebreo”. «Oh ebreo!». «Oh, massei un ebreo!». «Sta’ zitto ebreo». Come fosse un intercalare. O una consuetudine giocosa del loro modo di comunicare. Nessuno di loro sembra usare “ebreo” conoscendone il significato, associandolo alla fede. Non sembrano neonazisti. Eppure usano “ebreo” come un insulto. In modo sciatto, banalizzante, inconsapevole. Per questo forse meno grave? È così moralista indignarsi per la manomissione a cuor leggero di parole dalla storia tanto densa? Scuola e famiglie sanno ancora insegnare la “manutenzione” delle parole e del loro significato?