6 Settembre 2015

“Israele: il cancro” docufilm antisemita

Fonte:

Corriere della Sera

Autore:

Paolo Salom

Quel film antisemita nella città di Leopardi

«Dipinte in queste rive/Son dell’umana gente/Le magnifiche sorti e progressive». Versi celebri, tratti da La Ginestra di Giacomo Leopardi. Versi che invitano alla riflessione: perché il Poeta richiama la fiducia del genere umano nel progresso inarrestabile che non può prescindere, tuttavia, da solidarietà e aiuto reciproco. E l’intera poesia è infatti un invito alla fratellanza dei popoli: «(…) Tutti fra sé confederati estima/Gli uomini, e tutti abbraccia/Con vero amor (…)».

Ricordiamo queste strofe perché la città di Leopardi, Recanati, ha ospitato un evento che si discosta non poco dagli auspici del suo grande cittadino. Il Comune ha concesso una sala pubblica per la proiezione di un docufilm, girato da Samantha Comizzoli e intitolato Israele: il cancro. Sulla regista di questo lavoro non ci dilungheremo più del necessario: discussa anche all’interno del movimento filopalestinese, è ricordata soprattutto per la foto che la ritrae, sorridente, mentre fa il segno «tre» con la mano all’indomani dell’assassinio di tre adolescenti israeliani rapiti vicino a Hebron nel 2014, tragico antefatto della guerra di Gaza dell’estate scorsa.

Può dunque un ente pubblico presentare un lavoro che da subito si dichiara antisemita? Perché accostare Israele a una malattia inguaribile non può essere definito altrimenti: ricordiamo che i nazisti parlavano degli ebrei come un «cancro dell’umanità». Quindi almeno su questo punto sarebbe dovuto scattare un segnale d’allarme. E invece è arrivato il patrocinio. «II nostro — ammette il sindaco Francesco Fiordomo (Pd) — è stato un “patrocinio tecnico”: il Comune non ha partecipato all’organizzazione della serata. Il sì era praticamente automatico: non amo esercitare censure preventive». Di altro avviso il poeta Umberto Piersanti, per decenni ordinario di sociologia della letteratura all’Università di Urbino, che ha per primo sollevato il caso: «È inaccettabile, qualunque sia la motivazione, avallare la presentazione pubblica di un film che sin dal titolo è un inno all’odio. Non nella città di Leopardi».