1 Marzo 2017

Ennesima serie di atti di antisemitismo negli Usa

Fonte:

La Stampa

Ondata antisemita in America

Decine di centri ebraici nel mirino

Escalation di minacce e atti vandalici in tutto il Paese

New York. Ormai sta diventando un’emergenza quotidiana. Una volta sono le minacce di attentati contro i centri ebraici e le scuole, un’altra gli atti di vandalismo nei cimiteri, ma quasi non passa giorno senza che negli Stati Uniti si registri qualche allarme. La comunità è preoccupata, anche perché a differenza dell’Europa, in America queste cose non succedevano spesso. L’Fbi sta indagando e la Casa Bianca ha condannato, dopo che da più parti si sono sollevate voci che attribuiscono questi incidenti al clima creato nel Paese dalla retorica e dall’elezione del presidente Trump. L’ultima ondata c’è stata lunedi, quando 21 edifici sono stati evacuati dopo che qualcuno aveva minacciato di farli saltare in aria. Si trattava di 13 centri ebraici e 8 scuole in almeno 16 stati, dal New Jersey alla North Carolina, dalla Florida al Michigan. La sede di San Francisco dell’Anti Defamation League ha ricevuto una chiamata alle 4,20 del pomeriggio, che parlava di una bomba pronta ad esplodere: «È profondamente preoccupante – ha detto il ceo di Adl Jonathan Greenblatt – vedere questi atti di antisemitismo che allargano il loro obiettivo a sezioni sempre più ampie della comunità ebraica. Spesso infatti questi edifici ospitano gli asili, i centri per gli anziani, o le attività dopo scuola degli adolescenti». Anche i cimiteri sono stati vandalizzati, a St Louis e Philadelphia. Secondo un calcolo ancora parziale, da gennaio ad oggi si sono verificati almeno 90 incidenti contro 73 luoghi, in 30 Stati americani e in Canada Nessuna bomba è stata trovata finora, ma l’effetto è lo stesso: «I membri della nostra comunità – ha commentato David Posner della Jcc Association of North America – devono vedere uno sforzo concertato delle forze dell’ordine per individuare e catturare i responsabili, che stanno cercando di instillare ansia e paura». Le minacce si ripetono spesso uguali, attraverso telefonate fatte con voci distorte, e raggiungono più volte gli stessi centri. Si potrebbe trattare di singole persone, o anche di soggetti mentalmente instabili, ma l’Fbi non esclude la partecipazione di gruppi. Secondo Heidi Beirich, direttrice dell’intelligence al Southern Poverty Law Center, «questo fenomeno è senza precedenti. Lavoro qui dal 1999, e non ho mai visto una serie di attacchi così, che puntano le stesse istituzioni nella stessa maniera». Il numero dei gruppi dell’odio presenti negli Usa aveva raggiunto il picco di 1.018 nel 2011, il più alto degli ultimi 30 anni, ma nel 2016 è tornato a salire da 892 a 917. La ragione per cui il Southern Poverty Law Center collega questa impennata alla retorica di Trump, sta nel fatto che nei primi 34 giorni dopo la sua elezione sono stati registrati 1.094 incidenti. Non tutti erano diretti contro la comunità ebraica, ma ora è chiaro che sta diventando l’obiettivo. All’inizio il Presidente non ha reagito, forse per evitare di confermare anche indirettamente i collegamenti con la sua elezione. Poi però la Casa Bianca ha condannato, e lo stesso Trump ha detto che questi atti sono intollerabili. Ora la chiave è nelle mani dell’Fbi, che sta cercando di individuare i responsabili, prima che le minacce si trasformino in azioni concrete. Quando lo farà, sarà possibile capire se il movimento che ha portato alla vittoria il nuovo presidente ha anche incoraggiato i gruppi dell’odio e della destra estrema a diventare più aggressivi. (P. Mas.)