9 Marzo 2018

Discorso di Adam Michnik pronunciato a Varsavia in occasione del mezzo secolo dalla campagna antisemita promossa dal regime di Gomulka

Fonte:

La Repubblica

Autore:

Adam Michnik

L’antisemitismo e la storia che si ripete

Cinquant’anni fa nessuno si aspettava che qui in Polonia un’intera generazione dicesse no al partito comunista. Ma quel potere reagì violando le sue stesse leggi e distrusse la cultura nazionale con la purga antisemita. Sentimmo sulla nostra pelle che non potevi nemmeno manifestare contro violazioni della legge da parte delle autorità. Io organizzai dimostrazioni e finii in prigione per un anno e mezzo. La campagna antisemita mi colpì così. Mi sbatterono in prigione quindi non fui espulso dalla Polonia. Sono uno storico e studiai quanto era successo con quella purga. Lessi i giornali di quel marzo ’68 e la stampa cecoslovacca dello stesso periodo, i mesi della Primavera. Fu illuminante scoprire linguaggi così diversi in due paesi vicini. I cecoslovacchi stavano assaggiando la libertà, noi con la purga piombammo nel buio del fango e dell’abominazione. Eppure non lasciai la Polonia: sarebbe stato un tradimento ingrato. Mi dissi che dovevo restare fino a vedere la fine del regime comunista. E ci riuscimmo. Oggi non sento parlare nessuno di quelli che allora ci insultavano come cattivi polacchi o falsi polacchi. Sono scomparsi. Mezzo secolo dopo spero che finirà così anche con chi oggi usa linguaggi antisemiti. Allora era un linguaggio disgustoso, ma allora nessuno parlava dei campi né usava il termine “feccia” come invece si fa oggi. Stereotipi stabili si sono radicati. La situazione ora è completamente differente, eppure viviamo la mutazione della purga del marzo ’68. Certo, in un’altra situazione politica. Non c’è la dittatura di un partito unico, ma alcuni stereotipi mentali sono divenuti molto forti. L’ultimo scandalo sulla legge sulla Shoah mostra che noi allora lottavamo per il meglio e invece ancora oggi come allora l’abitudine si ripete. Non era intenzione del partito di governo attuale, del presidente o del leader della maggioranza Jaroslaw Kaczynski, far esplodere un simile conflitto con comunità ebraiche, Usa, Israele. Eppure è successo. Ora, comunque, hanno scatenato lo scandalo antisemita 50 anni dopo, e non possono fermarlo altrimenti il loro partito si spaccherebbe. Sono diventati ostaggi del loro elettorato radicalmente antisemita e Kaczynski non sa ammettere di potersi sbagliare. Oggi, quando il premier Morawiecki dice che i polacchi non vanno biasimati per la purga del ’68 ma solo i comunisti, egli mente. E un modo di pensare sovietico, come dire che il bolscevismo non era russo ma solo ebreo. Recentemente sono stato a Budapest, mi hanno chiesto chi sia peggio, se Orbán o Kaczynski. Ho risposto che non lo so, ma che penso che tra i due il più stupido non sia Orbán. Non sarebbe mai capace di gettare il paese in una simile crisi come quella aperta dalla legge sulla Shoah 50 anni dopo la purga antisemita dei comunisti. Il presidente Duda e il premier Morawiecki hanno espresso simpatia per me e per le altre vittime della purga e della repressione del marzo ’68. Alla tv polacca mi hanno chiesto cosa ne penso. Ho risposto: non basta lodare qualcuno che ha avuto un ruolo ieri, bisogna augurarsi che presidente e premier abbiano il coraggio di opporsi a Kaczynski come 50 anni fa noi repressi, perseguitati, alcuni di noi espulsi, avemmo il coraggio di opporci al regime di Gomulka.

Adam Michnik è uno dei massimi intellettuali del centroest europeo. Questo è il discorso che ha pronunciato ieri a Varsavia allo storico raduno organizzato mezzo secolo dopo la purga antisemita