8 Dicembre 2016

Dieci classi italiane hanno segnalato tra le proprie letture preferite il “Mein Kampf” di Adolf Hitler

Fonte:

Moked.it

Autore:

Adam Smulevich

Dieci classi per il Mein Kampf

“Fatto grave, il Miur agisca”

Il numero è relativamente esiguo. Ma il segnale è comunque inquietante. Un campanello d’allarme da non sottovalutare. Scelta consapevole o squallida goliardia, non è dato saperlo al momento. Sta di fatto che dieci classi italiane, tra le 138mila che hanno risposto all’invito rivolto in questo senso dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca a indicare i 10 libri preferiti, ha segnalato tra le proprie letture del cuore il “Mein Kampf” di Adolf Hitler.

Palermo, Catanzaro, Potenza, Tivoli, Gaeta, Piacenza, Trieste e Udine. Queste le città in cui il manifesto del dittatore nazista ha riscosso consensi, in alcuni casi conquistandosi la posizione apicale nella top 10 delle pagine più amate.

“Si tratta di un fatto aberrante, che non può passare sotto silenzio. Qualunque sia la matrice che ha portato a questa folle situazione, c’è una sicura responsabilità : quella degli insegnanti che non sono intervenuti per fermare i loro studenti. È l’aspetto più grave di tutti” sottolinea Anna Foa.

Aggiunge la storica: “È fondamentale che dal Ministero vengano inviati al più presto degli ispettori con l’incarico di approfondire questa triste vicenda. I numeri sono piccoli, ma questo non deve in alcun modo confortarci. Non è tollerabile che nelle nostre scuole anche solo una classe, fosse anche la più piccola di questo mondo, produca apologia del nazismo. È una deriva che deve essere fermata al più presto, perché in gioco c’è il nostro futuro e i valori in cui crediamo e per cui ci impegniamo ogni giorno”. Purtroppo, conclude Foa, è una sfida non così semplice come potrebbe apparire. “Pagine proibite sono oggi sulla bocca di molti. E questo anche per colpa di chi, come Il Giornale, con la sua recente iniziativa editoriale ha di fatto sdoganato la lettura del Mein Kampf”.

Preoccupazione è espressa anche da Anna Segre, insegnante in un liceo pubblico torinese. “Questa situazione – afferma – mette in evidenza alcune falle interne al sistema. C’è sicuramente qualcosa che non funziona, d’altronde non mi pare che la strada più adeguata per portare la nostra scuola a una condizione di maggiore modernità sia quella di lanciare iniziative stile ‘hit parade’ che lascerei a ben altri ambiti della nostra società”. Temi come quelli trattati nel questionario, aggiunge Segre, “dovrebbero essere oggetto di un confronto serio in classe, di un’elaborazione più approfondita”. Appare così fuorviante, la sua valutazione, “una raccolta così fredda di dati buttati in un computer, che non dà conto di cosa è la scuola, e soprattutto di cosa è la lettura a scuola”.

“La prima cosa da fare è entrare dentro il sondaggio e capire come sono distribuiti i numeri, quali le motivazioni della scelta, la comparazione con altri testi scelti, che uso ne fanno i ragazzi. Non si può capire la formazione dai numeri, la si deve comprendere attraverso i processi che ne permettono la realizzazione” ci dice Silvia Guetta, docente universitaria a Firenze. “Leggere Mein Kampf non è una colpa e neppure proibito: è un libro che, per le conseguenze che ha avuto, è carico di significati che oggi giustamente leggiamo come molto pericolosi. Ma è necessario conoscere il linguaggio del pericolo e della violenza. È necessario far capire in quale modo assurdo possono essere costruite le ideologie della discriminazione e della distruzione. E solo con una formazione costruita sui diritti umani sappiamo come rispondere a provocazioni e sollecitazioni che potrebbero lasciarci disorientati”.