14 Novembre 2014

Conferenza OSCE sull’antisemitismo, 13 novembre 2014, reportage del direttore di “Pagine ebraiche” Guido Vitale

Fonte:

Moked.it

Autore:

Guido Vitale

L’OSCE ai governi europei: “Fermo impegno contro l’odio”

Un fermo invito a tutti i governi affinché intensifichino i loro sforzi per contrastare l’antisemitismo mettendo in atto buone pratiche di cooperazione. A lanciarlo il documento conclusivo presentato al termine della conferenza internazionale svoltasi a Berlino in occasione del decennale dalla dichiarazione OSCE sull’antisemitismo. Al centro del confronto le problematiche più stringenti legate al pregiudizio contemporaneo e le modalità di contrasto a questo fenomeno nelle sue diverse forme. “Dieci anni fa gli Stati dell’OSCE, riunitisi presso l’Ufficio Federale degli Affari Esteri, hanno lanciato un forte impegno contro l’antisemitismo. Gli eventi cui assistiamo oggi in molti paesi europei dimostrano come questo impegno sia ancora urgente. Questo è uno dei motivi per cui ho trovato importante invitare la comunità internazionale a Berlino” ha affermato il ministro degli Esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier (nell’immagine). Sulla stessa lunghezza d’onda Didier Burkhalter, presidente OSCE e ministro degli Esteri della Svizzera, che ha sottolineato: “La lotta all’antisemitismo passa imprescindibilmente da un impegno delle forze politiche. È nostra responsabilità far sì che questa sfida sia vinta”. Oltre 550 i partecipanti all’incontro. Nella delegazione italiana il vicepresidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Roberto Jarach anche la delegata dell’Unione giovani ebrei italiani Talia Bidussa, l’esponente del World Jewish Congress e del Bene Berith Europa Daniel Citone, la rappresentante a Roma dell’American Jewish Committee Lisa Palmieri Billig. In una sessione dei lavori il ricercatore del Centro di documentazione ebraica contemporanea di Milano Stefano Gatti, a nome dell’Osservatorio Antisemitismo animato in collaborazione da Cdec e UCEI, ha presentato la realtà italiana in molti dei suoi elementi di inquietudine e contraddizione. “La conferenza è un’ottima piattaforma di partenza, tuttavia bisogna verificarne l’utilità e l’efficacia nel tempo. Questa – commenta Citone per i nostri lettori – non è la sede nella quale le azioni necessarie possono essere messe in atto quanto piuttosto dove queste vengono discusse, decise e studiate le modalità con le quali possono essere realizzate. Ritengo che le analisi fatte e le indicazioni che i 57 Stati partecipanti dell’OSCE hanno ricevuto siano state molto buone ma dobbiamo vedere se e come i governi le trasformeranno in azioni concrete. In particolare, si è data la giusta rilevanza all’odio diffuso via internet, sui social media soprattutto, ed è stato riconosciuto chiaramente il collegamento tra l’antisemitismo e l’antisionismo”. Tuttavia, riguardo quest’ultimo punto, “mi auguro che i paesi membri dell’OSCE riconoscano anche il filo rosso che collega la critica iniqua allo Stato d’Israele, il prematuro riconoscimento dello Stato palestinese, il mancato arresto delle centrifughe nucleari iraniane, l’antisionismo e l’antisemitismo, fenomeni strettamente legati tra loro che si rafforzano reciprocamente”. Tra gli speaker Samantha Power, rappresentante permanente statunitense alle Nazioni Unite; Miroslav Lajčák, ministro degli affari Europei della UE; il ministro canadese Lynne Yelich; l’ex primo ministro finlandese Paavo Lipponen, il parlamentare israeliano Tzachi Hanegbi. “La lotta contro l’antisemitismo richiede un approccio di ampio respiro. La rete OSCE è particolarmente adatta allo sviluppo di meccanismi internazionali in tal senso” ha spiegato tra gli altri Ivica Dacic, vice primo ministro e ministro degli Esteri della Serbia. “Poiché la Serbia si assume la presidenza in esercizio dell’OSCE nel 2015 – ha quindi affermato – continueremo a sostenere l’OSCE ad approfondire la sua cooperazione con le istituzioni internazionali, comprese le strutture delle Nazioni Unite, dell’Unione Europea e del Consiglio d’Europa, oltre che di governo e le organizzazioni non governative”. “Il numero senza precedenti di partecipanti della società civile qui a Berlino testimonia la gravità del problema che stiamo affrontando. Nonostante gli impegni presi dieci anni fa e l’importante lavoro intrapreso dall’Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani e alcuni Stati partecipanti molto di più deve essere ancora fatto” l’appello del rav Andrew Baker, rappresentante personale del presidente OSCE per la lotta all’antisemitismo. “Le sfide di garantire la sicurezza fisica, l’incapacità di riconoscere le varie fonti di antisemitismo e l’assenza di strategie a lungo termine per garantire un ambiente sicuro e inclusivo fanno sì che molti ebrei d’Europa si interroghino sul loro futuro”.