10 Marzo 2018

Condannati due esponenti del movimento neonazista NSAB-MLNS

Fonte:

Il Fatto Quotidiano

Autore:

Luigi Franco

Neonazisti a Milano

Condanne a tre mesi

per odio razziale

“Uomo bianco, proteggi la tua famiglia. Tua moglie, tua figlia, tua sorella potrebbero essere le prossime!”. E sotto l’immagine di una ragazza portata via da un energumeno dai tratti che richiamano in modo grossolano una persona di colore. E’ uno dei volantini distribuiti nel 2013 nel milanese da alcuni militanti del Movimento nazionalsocialista dei lavoratori – Nationalsozialistische arbeiter bewegung, che si richiama in modo piuttosto esplicito a Hitler e al suo partito. Ieri tre di quegli attivisti sono stati condannati con il rito abbreviato a tre mesi di carcere dal gup di Milano Franco Cantù Rajnoldi per aver propagandato idee basate sulla superiorità della civiltà occidentale e sull’odio razziale. Il giudice ha riconosciuto la violazione della legge Mancino che proibisce azioni e simbologie legate al nazifascismo. La loro condanna era stata chiesta a dicembre dal pm Piero Basilone, insieme a quella di altri quattro militanti: due di loro, che non hanno seguito la via dell’abbreviato, sono stati rinviati a giudizio, mentre per altri due il gup ha accolto la richiesta di messa alla prova, con l’obbligo di svolgere lavori socialmente utili.

AL CENTRO del procedimento due diversi episodi, il primo a Magenta e il secondo a Corbetta. Nei volantini distribuiti dai sette, 24 anni la più giovane e 47 anni il più anziano, si teorizzava che “il mescolamento razziale non è evoluzione, ma involuzione, in quanto l’individuo meticcio perde le caratteristiche peculiari delle razze da cui è nato”. Su altri fogli veniva attribuita la responsabilità di “droga, stupri, rapine, prostituzione, criminalità e disoccupazione” a uomini di origine latino-americana, asiatica e africana, prima di fare riferimento alla “selvaggia invasione dell’Europa”. Non sono queste le uniche azioni del movimento neonazista, attivo nel Nord Italia soprattutto nelle province di Varese e Milano. In passato sono riusciti addirittura a fare eleggere una manciata di consiglieri comunali a Nosate (Milano) e Belgirate (Verbania), inserendosi tra le pieghe della legge, che vieta esplicitamente la ricostituzione del partito fascista, ma non di quello nazista. Ed è proprio al partito di Hitler che il Movimento nazionalsocialista dei lavoratori (la sigla è Nsab-Mlns) si ispira, con un programma in 25 punti pubblicato sul loro sito. Un programma in cui la “popolazione dello Stato nazionale” viene divisa in tre categorie: gli “appartenenti al Popolo”, gli “aggregati al Popolo”, cioè coloro che hanno alcuni legami particolari con i cittadini, e “gli Stranieri”,che potranno vivere nello Stato nazionale “solo se sottoposti ad apposita legislazione”. Tra i principali doveri dello Stato nazionale – si legge – c’è quello di *** “tutelare gli stranieri residenti ed il loro lavoro (obbligatorio salvo non si tratti di turisti), ma, nel caso vi sia difficoltà d’approvvigionamento dei generi primari, essi dovranno emigrare e trasferirsi altrove”. Attivo nella galassia dell’ultradestra dal 2002, oltre a partecipare alle elezioni in piccoli comuni il Nsab si è reso protagonista negli anni di diverse azioni di volantinaggio, di propaganda via Internet e attraverso l’affissione di manifesti. Arrivando a colpire persino in centro a Milano, come quando nel 2014, qualche giorno prima del 25 aprile, alcuni suoi esponenti attaccarono in giro “volantini colmi d’amore”, come si leggeva sui fogli, per Adolf Hitler: un modo “per celebrare quello che sarebbe stato il 125esimo compleanno” del dittatore.

O COME QUANDO qualche mese dopo, a settembre dello stesso anno, in concomitanza con il festival internazionale di cultura ebraica, appesero per le vie della città manifesti antisemiti in cui si sosteneva per esempio che “la cultura ebraica, a differenza di quella europea, è fondata sull’odio, un odio ingiustificato visto che da sempre (e lo sono tutt’ora) gli Ebrei sono invasori e non hanno la benché minima idea di cosa voglia dire essere invasi in maniera subdola”. Fino allo scorso ottobre, quando hanno tappezzato alcune zone della periferia ovest di Milano con l’immagine di un combattente delle SS in divisa e, nei giorni successivi, hanno attaccato cartelli che con lo slogan “mangia italiano” invitavano al boicottaggio di “kebab, all you can eat e ristoranti etnici non europei”. Azioni che in passato in alcuni casi hanno portato a perquisizioni, con il ritrovamento di bandiere con svastiche e persino armi, e a denunce nei confronti di alcuni militanti. Per arrivare a ieri, con le prime condanne.