10 Novembre 2017

Commento di Gadi Luzzatto Voghera, direttore della Fondazione CDEC, alla nuova indagine sociologica “STEREOTIPI E PREGIUDIZI DEGLI ITALIANI: dagli immigrati agli ebrei”

Fonte:

Moked.it

Autore:

Gadi Luzzatto Voghera

…antisemitismo

Partiamo dai dati concreti. Secondo il sondaggio realizzato dall’IPSOS in collaborazione con l’Osservatorio Antisemitismo della Fondazione CDEC l’11% degli italiani è antisemita. Percentuale che potrebbe dirci poco espressa in questi termini, ma che sta a indicare – se si legge bene il rapporto – tutte quelle persone che rispondono sempre invariabilmente in maniera negativa a ogni tipo di questione riguardante gli ebrei e Israele. L’antisemita-tipo in Italia è maschio, è poco istruito, risiede al centro-sud, è collocato politicamente a destra, esprime analoga repulsione verso gli immigrati in genere ed ha opinioni fortemente polarizzate anche su altre questioni. Si tratta di un dato costante. Dieci anni fa si era al 12%. La cronaca di queste settimane ci restituisce l’immagine plastica di questo antisemitismo militante che alza la testa: marce con gagliardetti nostalgici, foto antisemite negli stadi, e tutto il florilegio di retorica che si riversa nella rete. Un’espressione aperta che non è solo fatta di parole, ma è organizzata da e in formazioni politiche e movimenti che partecipano alle elezioni amministrative e politiche. L’espressione che leggiamo e che viene rimbalzata qua e là che ripete “ma l’antisemitismo vero è nel mondo islamico” in questo contesto appare fuorviante. Certamente nel mondo islamico c’è dell’antisemitismo, diffusissimo e rampante, ed è necessario occuparsene con attenzione contrapponendo azioni politiche e culturali adeguate. Ma non per questo l’antisemitismo che potremmo chiamare “classico” diviene meno pericoloso, politicamente e culturalmente. A me in questo caso interessa il primo avverbio: politicamente. Ci avviamo verso una lunga campagna elettorale, e l’antisemitismo sembra essere una delle componenti della propaganda per ottenere voti. Verrà cavalcato in varie forme (come già è avvenuto in passato) e sarà responsabilità dei candidati e delle liste sapersi distinguere e evitare in tutti i modi non solo di farsi coinvolgere, ma di associare la propria azione a gruppi ben noti che non nascondono la loro natura antisemita. Non sarà facile, perché distanziarsi dall’antisemitismo in certi contesti costa voti, si rischia di perdere.