16 Settembre 2016

«Brian Eno maschera da antisionismo il suo profondo antisemitismo e ricorda, ahimè, le campagne naziste di boicottaggio: “Non comprate dagli ebrei”.»

Fonte:

Corriere della Sera - Sette

Autore:

Aldo Grasso

L’antisemitismo mascherato di Brian Eno

Il musicista nega una composizione a un coreografo israeliano

perché lui «boicotta Israele»

pro-Palestina. E ricorda tanto le campagne naziste

Brian Eno ha negato l’utilizzo della sua musica alla compagnia di danza del coreografo israeliano Ohad Naharin, Batsheva Dance Company, che ha inaugurato TorinoDanza, la kermesse dedicata al ballo ospitata dal capoluogo piemontese. Motivo? Brian Eno ha scritto una dura lettera al coreografo e alla compagnia in cui si diceva onorato, ma denunciava il suo «grave conflitto interiore», nato dall’utilizzo della musica per uno spettacolo di cui «l’ambasciata israeliana (e quindi il governo israeliano) è sponsor». Dato che «sostengo la campagna Bds da ormai diversi anni, questa è una possibilità inaccettabile per me», continua Eno. La Bds è la campagna palestinese per il «Boicottaggio, disinvestimento e sanzioni» nei confronti di Israele. Il musicista è anche firmatario, assieme ad altri 1.700 artisti in Gran Bretagna, della dichiarazione «Artisti per la Palestina», impegnati a non intrattenere rapporti con il governo israeliano. Tempo fa, due del fondatori dei Pink Floyd, Roger Waters e Nick Mason, avevano scritto ai Rolling Stones una lettera aperta, chiedendo a Mick Jagger e al suo gruppo di cancellare il concerto che avevano in programma in Israele — il primo della loro storia — in segno di solidarietà con il popolo palestinese e la loro battaglia contro l’occupazione israeliana. Le cose, per fortuna, non sono andate come speravano i Pink Floyd. I Rolling Stones hanno suonato a Tel Aviv, ma hanno anche posticipato l’inizio del loro concerto di 45 minuti per permettere agli ebrei ortodossi che osservavano la festività dello Shavuot — durante la quale non è permesso guidare o maneggiare soldi — di raggiungere in tempo il concerto. Ancor prima, la scrittrice e attivista Bds Alice Walker, vincitrice del Premio Pulitzer per il libro II colore viola, aveva scritto una lettera alla cantante Alicia Keys dicendo: «Mi farebbe soffrire sapere che ti stai mettendo in pericolo (pericolo per l’anima) suonando in un Paese dove vige l’apartheid e che molti artisti globali stanno boicottando». Per fortuna. Keys ha suonato in Israele.

UN VECCHIO, INFINITO ODIO Che, non dimentichiamolo, è l’unica democrazia del Medio Oriente. Non risulta che Brian Eno si sia mai scagliato contro la Siria o l’Iran e abbia detto parole di riprovazione contro l’Isis. Persino il ministro della Giustizia inglese, Michael Gove, si è sentito in dovere di scagliarsi contro il movimento Bds che boicotta in tutto il mondo Israele, definendolo la nuova manifestazione di un vecchio odio che «avremmo pensato sarebbe scomparso da questa terra per sempre dopo il crimine unico della Shoah». Sarà anche un grande musicista, ma Brian Eno maschera da antisionismo il suo profondo antisemitismo e ricorda, ahimè, le campagne naziste di boicottaggio: “Non comprate dagli ebrei”. Se vi piace, però, comprate i dischi di Brian Eno.