13 Settembre 2016

Aumento dell’antisemitismo politico in Turchia

Fonte:

http://www.lexpress.fr/

Aumento dell’antisemitismo politico in Turchia: in che modo il governo d’Erdogan alimenta il popolo?

In Turchia, gli ebrei hanno partecipato alla cultura turca per oltre sette secoli. Oggi la città di Istanbul ha quasi 17.000 ebrei e 21 sinagoghe; venti sefardite e una ashkenazita. Lo storico Güleryüz Naim dice: “Molti ebrei non sono molto praticanti. È un fatto più culturale che religioso “. Secondo gli storici, il 96% degli ebrei della Turchia sono dei sefarditi discendenti dagli ebrei espulsi dalla Spagna nel 1492 sebbene  i primi ebrei arrivarono nella regione nel secondo e terzo secolo a.C.

La comunità ebraica si è ridotta negli ultimi anni, poiché in Turchia restano circa 17.000 ebrei, mentre erano più di 100.000 alla fine della prima guerra mondiale. Molti hanno lasciato il paese per l’Europa, gli Stati Uniti o per realizzare la loro aliyah in Israele.

Da diversi anni, degli atti isolati stanno prendendo di mira la comunità ebraica locale che è in stato di allerta. Solo pochi mesi fa Sky News ha rivelato che lo stato islamico stava pianificando attacchi in particolare contro gli ebrei della Turchia. La sicurezza è stata rafforzata; le scuole sono state chiuse e gli eventi della comunità sono stati rinviati. La situazione precaria con la riduzione della popolazione ebraica in Turchia solleva ugualmente la questione dell’antisemitismo politico.

Storicamente, l’antisemitismo si è espresso negli atti, così come nelle pratiche sociali e nei pregiudizi. Nuove prospettive di storia politica permettono non solo di rinnovare la definizione di politico, ma anche di determinare ciò che è politico nell’antisemitismo, e di comprendere come le questioni sociali, economiche, religiose, culturali e morali siano portatrici di questa dimensione. Pertanto, nelle retoriche antisemite gli ebrei stigmatizzati come capri espiatori nei conflitti sociali, sono diventati il bersaglio del movimento politico anti-semita.

L’aumento dell’antisemitismo politico in Turchia giustifica un aumento nelle preoccupazioni. La libertà di espressione e la democrazia sembrano estranee agli antisemiti. In Medio Oriente, Israele offre una rara speranza per la libertà e la democrazia in mezzo all’ oscurantismo, al terrorismo e all’odio nella regione. Quindi, sembra che molti di questi antisemiti, liberali autoproclamati, abbiano un concetto molto arretrato del bene e del male. Quando le persone si riferiscono a Israele come “al problema”, in realtà vogliono rimettere in discussione l’esistenza degli ebrei.

Il nuovo antisemitismo turco ha i suoi “eroi”. Rifat Bali, un ricercatore ebreo nato a Istanbul che studia l’antisemitismo in Turchia da anni, è autore di numerosi libri e articoli sulla storia degli ebrei turchi.

Nel suo articolo, “L’antisemitismo contemporaneo in Turchia” (The California Courier, 30 luglio 2009), Rifat Bali riassume la sua analisi in alcuni punti chiave: “Gli intellettuali turchi hanno sempre adottato un atteggiamento pro-palestinese e anti-israeliano. Gli islamisti associano la “questione palestinese” alla presunta partecipazione ebraica nell’ ascesa della laicità in Turchia. La sinistra considera Israele uno stato imperialista e un’estensione dell’egemonia americana in Medio Oriente. Si ritrovano temi simili tra gli intellettuali nazionalisti”. Sono alcuni dei volti dell’odio anti-ebraico e anti-occidentale che fingono di non vedere gli “anti-israeliani”, devoti al governo dell’islamo-conservatore turco Recep Tayyip Erdogan.

Nel momento in cui Israele e la Turchia riprendono i rapporti diplomatici, può essere utile citare alcune delle dichiarazioni di Erdogan che fino a poco tempo fa denunciavano Israele. Attualmente, anche se la “Realpolitik” porta i due paesi ad avvicinarsi, gli israeliani farebbero bene ad avere aspettative molto moderate nei confronti del governo di Erdogan.

Secondo un sondaggio condotto da Pew nel 2014, Israele era il paese più odiato in Turchia: l’86% degli intervistati avevano un giudizio negativo su Israele, mentre solo il 2% lo vedevano positivamente.

Uno sguardo più attento mostra che gli incidenti antisemiti di questi ultimi anni sono profondamente radicati nell’attuale governo dell’AKP con Erdogan, e anche che hanno sempre più risonanza nella società turca nel suo complesso. La propaganda di odio antisemita è frequentemente e apertamente pubblicata nei media turchi, e in particolare sui quotidiani islamisti “Yeni Akit” e “Millî Gazete” e sul canale televisivo filogovernativo “Kanal A”. I giornalisti fanno parte del normale entourage giornalistico di Erdogan. Invece di condannare la loro negazione dell’Olocausto e l’incitamento all’odio verso gli ebrei, invece di combattere contro la corruzione, il governo Erdogan diffonde le teorie del complotto e l’odio contro le minoranze.

Questo odio è incoraggiato dalle dichiarazioni di Erdogan su Israele. Egli con la visione tradizionale dell’Islam sfrutta l’insito pregiudizio anti-ebraico considerando l’Ebreo come un dhimmi, un “protetto”, comunque una minoranza e una religione minore che sarebbe per sempre equiparata allo status politico di seconda classe.

L’ossessione antisemita sta offuscando anche la sua politica estera. Partners e nemici sono scelti per ragioni ideologiche piuttosto che per gli interessi nazionali con una visione “i nemici dei miei nemici sono miei amici”. I suoi stretti legami con Gheddafi erano basati in parte sul loro odio comune verso Israele. Erdogan ha ricevuto dei premi da Gheddafi nel 2010 dopo aver deliberatamente provocato una crisi nei rapporti israelo-turchi.

Nella testa di un antisemita, il caso è chiaro, nelle parole di Erdogan: “Chi c’è dietro tutto ciò? Israele ». Nel corso di una conferenza patrocinata dalle Nazioni Unite nel 2013 Erdogan, ancora primo ministro, aveva equiparato il sionismo a un crimine contro l’umanità. Il presidente israeliano Shimon Peres aveva reagito su Euronews: “Sono profondamente dispiaciuto per queste affermazioni, che si basano sull’ignoranza, dice Shimon Peres. Attizzano le fiamme dell’odio. Era totalmente infondato dire ciò. Questo è uno degli interventi deplorevoli di questi ultimi giorni.”

Ossessione o manipolazione

Nel 2013, Erdogan ha “vinto” il secondo posto nella lista del Simon Wiesenthal Center dei dieci insulti antisemiti e antisionisti dell’anno (l’Ayatollah Ali Khamenei ha preso il primo posto).

Nel corso delle sue riunioni, il primo ministro turco islamo-conservatore Recep Tayyip Erdogan, che è dunque un consuetudinario negli scivoloni antisemiti, accusa “la lobby del tasso di interesse” di essere tra i responsabili del movimento di protesta che nel 2013 riuniva diversi milioni di persone contro un progetto immobiliare che avrebbe distrutto il parco Gezi di Istanbul.

Di conseguenza, i membri del partito islamico-conservatore hanno puntato il dito sul “gioco della lobby ebraica” e Besir Atalay, il vice primo ministro, ha additato apertamente “la diaspora ebraica” precisando che ci sono ambienti gelosi della crescita della Turchia. Essi sono tutti uniti alla diaspora ebraica. Ha denunciato l’atteggiamento dei media stranieri durante gli eventi di Gezi Park, che avevano iniziato a trasmettere le informazioni immediatamente. Questi attacchi verbali sono stati seguiti da richieste senza precedenti contro i commercianti di Istanbul che avevano avuto degli  scambi e-mail con degli stranieri.

Durante la stessa crisi, il New York Times, il prestigioso quotidiano, ha anche criticato la disposizione del primo ministro per quanto riguarda il Gezi Park.

Secondo il capo della comunità turca in Israele, Nessim Güvenis, gli ebrei turchi hanno dovuto fuggire a seguito dell’aumento di un antisemitismo instillato dai leader del paese: “L’antisemitismo, scatenato dalle dure dichiarazioni del governo turco, ha portato alla migrazione di centinaia di giovani ebrei della Turchia verso gli Stati Uniti o in Europa “, dichiara nell’ottobre 2013 al Daily News Turchia.

Un anno dopo, nel 2014, il primo ministro turco accusa Israele di aver orchestrato il colpo di stato militare in Egitto, nel quale era stato rovesciato il presidente Mohamed Morsi appartenente ai gruppi dei Fratelli Musulmani. La risposta degli israeliani non si è fatta attendere. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha reagito alle parole di Erdogan qualificandole “antisemite”.

La manipolazione non si ferma qui. Il 19 luglio 2014, la CNN Turchia segue l’elezione di Erdogan e riporta il discorso che ha tenuto nella città di Ordu. Sotto uno striscione “Finiamola con Israele” (“Abbasso Israele”), Erdogan afferma, tra le altre, delle menzogne su Israele. Il 31 luglio dello stesso anno, Erdogan posta un tweet “Il genocidio commesso da Israele non è diverso da quello fatto da Hitler. Ciò che Hitler ha fatto ieri, Israele lo fa oggi. “

Il confine tra l’antipatia verso Israele e il razzismo è stretto. Naturalmente ha dichiarato apertamente che non approvava atteggiamenti negativi verso gli ebrei di Turchia che considera suoi cittadini.

Tuttavia, questo sembra contraddire il suo invito agli ebrei turchi di condannare Israele a seguito delle operazioni del 2014 contro Hamas. In altre parole, Erdogan ha legato gli ebrei di Turchia a Israele, mettendo la comunità nel mirino di un pubblico turco che spesso non distingue tra la popolazione ebraica d’Israele e gli ebrei della Turchia. Ancora più inquietante, nel maggio 2014, durante una manifestazione a seguito di un disastro minerario, Erdogan ha sollevato le sopracciglia dopo aver chiamato un manifestante “seme d’Israele” (progenie).

Secondo un sondaggio condotto nel 2015 dall’ Anti-Defamation League (ADL) sugli atteggiamenti antisemiti, il 71% dei turchi hanno dei punti di vista antisemiti. Un portavoce ufficiale della comunità ebraica “Turk Musevi”, ha spiegato che gli ebrei turchi sono sconcertati dal lieve aumento di articoli e discorsi antisemiti. Cercano sempre, con mezzi limitati, di portare queste questioni all’attenzione del popolo e del governo per risolverle attraverso il sistema giuridico turco.

Il presidente turco ha dichiarato: “Comunque dobbiamo accettare il fatto che abbiamo bisogno di Israele. E’ una realtà nella regione”(gennaio 2016).

Conclusione:

In effetti, per comprendere gli atteggiamenti antiebraici di Erdogan e dell’Akp, dobbiamo risalire alla storia della presenza degli ebrei nell’Islam. Molti fondatori dell’Akp appartenevano al Partito del Benessere, che deriva dal movimento di Milli Gorus (National Outlook). Un aspetto importante di Milli Gorus è quello di avere una forma unica di antisemitismo che prende in prestito elementi dalla teoria del complotto antisemita tradizionale. Scarica la colpa della scomparsa del califfato islamico dall’impero ottomano sui “Dönme” (ebrei adepti del “falso” messia Sabbetai Zvi, del XVII secolo, convertito all’islam), che avrebbero contribuito a stabilire la repubblica laica della Turchia a spese dell’Islam. Nel frattempo, il sionismo internazionale avrebbe continuato ad esercitare un potere nell’ombra e a manipolare la politica turca e il sistema monetario.

Il movimento ha tenuto il potere da quando Necmettin Erbakan del partito islamico del benessere divenne primo ministro nel 1996, fino a quando fu spodestato da un intervento militare. Erbakan avrebbe commentato che gli ebrei erano la causa di tutto il male e che il sionismo internazionale aveva ordito dei complotti.

Erbakan non era stato da meno nei suoi commenti. Secondo lui, le crociate erano state organizzate dai sionisti, il mondo era stato creato da “razzismo, sionismo e imperialismo” e che il dollaro americano è il denaro sionista.

Oggi, ci sono ancora molti esempi al riguardo, soprattutto le pubblicazioni che denunciano i complotti ebraici. Le pubblicazioni delle case editrici delle traduzioni turche del Mein Kampf e del falso comprovato i “Protocolli dei Savi di Sion” sono state tra le più vendute in Turchia a partire dal 2005, sotto il primo mandato dell’ AKP.

Secondo i dati dell’Agenzia Ebraica per Israele, un organismo del governo israeliano che organizza l’emigrazione in Israele, nel 2016 uno dei maggiori aumenti dell’Aliyah è stato osservato in Turchia, dove il presidente Recep Tayyip Erdogan ha affrontato crescenti proteste contro diverse iniziative anti-democratiche ed è anche stato oggetto di un recente tentativo di colpo di stato militare. Pur rimanendo sempre limitata in termini di valore assoluto, l’immigrazione degli ebrei della Turchia verso Israele è quasi triplicato, passando da 23 a 61 candidati nei due periodi considerati.

Per riassumere, dopo il tentativo di colpo di stato nella notte tra il 15 e il 16 luglio, in Turchia salgono il populismo e lo sciovinismo. Questo rafforza nell’opinione pubblica la popolarità di Erdogan, il leader islamico-conservatore, e comporta il rischio di orientare il paese verso una deriva autoritaria che concentra tutto il potere nelle sue mani.

L’autoritarismo semi-democratico del presidente turco Erdogan nella politica interna, la sua inclinazione per l’Islam radicale, e il suo appoggio ai gruppi islamici radicali partecipano alla sua visione antisemita del mondo. Alla fine, la maggior parte della popolazione della Turchia è giunta a considerare Israele come la minaccia straniera numero 1. Ovviamente, le conseguenze dell’antisemitismo del più alto livello di governo si fanno sentire nella società turca, nelle comunità ebraiche, in Israele, e nelle relazioni internazionali con il Medio Oriente in generale.

Comunque, possiamo concludere che malgrado tutto sarebbe possibile rafforzare i legami politici e commerciali tra Israele e Turchia. Il primo progetto in comune si basa sulla costruzione di un gasdotto che trasporta il gas israeliano fino alla Turchia. Tuttavia, si dovrebbe prima di tutto superare gli odi nascosti perché l’antisemitismo è stato e continua ad essere un problema serio in Turchia.