19 Febbraio 2015

Antisemitismo in Francia: lo Stato in cerca di risposte

Fonte:

Le Monde

Autore:

Gilles Clavreul

Antisemitismo: lo Stato in cerca di risposte

Contro l’aumento delle violenze antiebraiche, l’esecutivo ha anticipato a fine febbraio la presentazione di un piano globale

“Il fatto che questi atti antisemiti siano accolti in una relativa indifferenza richiede un sussulto nazionale”

DI GILLES CLAVREUL

Delegato alla lotta contro

il razzismo e l’antisemitismo

 

Il potere, ancora una volta, si pone come ultima difesa contro l’antisemitismo. Al termine di un week-end che ha visto la sinagoga di Krystalgade, a Copenhagen, attaccata, e uno dei più antichi cimiteri ebraici di Francia, quello di Sarre-Union (Bas-Rhin), profanato e devastato, l’esecutivo, di nuovo, sbarra la strada. Come dopo gli attentati di gennaio, quando François Hollande e Manuel Valls avevano mostrato il sostegno della Repubblica agli ebrei di Francia.

Ma anche il semplice enunciato di questa posizione oggi sembra contestato da voci preparate, come quella di Roland Dumas, vecchio ministro degli affari esteri di François Mitterand (1983-1986 e 1988-1993), che, in risposta a una domanda del giornalista Jean-Jacques Bourdin, ha affermato, lunedì 16 febbraio su BFMTV/RMC, che Manuel Valls era “probabilmente” sotto l’influenza ebraica.

Proposito sconcertante, ma sintomatico, di spostare il terreno del dibattito e della difficoltà di trasmettere un messaggio che eppure è evidente.

“Causa nazionale”

“Nulla sarà tollerato e nulla sarà lasciato così senza reazione”, ha martellato François Hollande, lunedì, a margine di un viaggio dedicato al servizio pubblico a Seine-et-Marne. La Francia, ha “per gli ebrei che vivono qui la considerazione più forte, come anche per quanto riguarda tutti i cittadini francesi”, ha assicurato il capo dello Stato, che ha chiamato a una “reazione della comunità nazionale”. Un po’ prima, era andato a Dammartin-en-Goële, dove i fratelli Kouachi sono stati colpiti e uccisi dal GIGN, il 9 gennaio.

Dinanzi all’espressione sempre più aperta del sentimento antisemita e la montata delle violenze antiebraiche, i due capi dell’esecutivo hanno scelto di andare al fronte. Ma ciò che fino a poco tempo fa era ovvio ora non lo è più, ha ritenuto Nonna Mayer, direttrice emerita delle ricerche al CNRS: “Se non agisce, il governo sarà accusato di sotto-stimare l’importanza dell’antisemitismo. Se agisce, sarà accusato di privilegiare la parola degli ebrei rispetto a quella delle altre vittime di discriminazione. E’ una missione un po’ impossibile.” Per la Signora Mayer,”il governo è naturalmente tenuto a prendere questa posizione. Ma la morale o il catechismo non servono a niente, come non serve a niente opporre l’argomento morale alla crescita del FN. Bisogna convincere che è una causa, e per essa mobilitarsi a livello locale, perché ciò che viene lanciato dall’alto non funziona”.

Inizialmente previsto per il mese di marzo e avanzato a febbraio, il piano di lotta contro il razzismo e l’antisemitismo, in fase di preparazione da parte di Gilles Clavreul, il delegato interministeriale per la lotta contro il razzismo e l’antisemitismo, potrebbe essere svelato dal presidente della Repubblica, nelle sue misure principali, più velocemente del previsto.

Questo piano ha quattro assi prioritari: ”mobilitazione  nazionale e territoriale”, con un lavoro locale nei quartieri coinvolgendo prefetti, procuratori, ispettori di accademia e associazioni; protezione di sicurezza e “efficacia della sanzione”, in special modo estrapolando l’insulto razzista e antisemita dalla legge sulla stampa per inserirlo nella legge generale, e approfondire le statistiche; “cambio di marcia” nel regolamento d’Internet; sostanziali sforzi in materia di educazione e formazione.

“Vi è una volontà di dare tutta un’altra ampiezza alla lotta contro il razzismo e l’antisemitismo, da qui il fatto che il presidente l’abbia decretata causa nazionale, spiega M. Clavreul. Il cattivo stato della società francese era già in mente all’esecutivo da molti mesi. Ma gli attacchi hanno cambiato il gioco e mostrato l’ampiezza del problema.” Per il delegato interministeriale, “il fatto che questi atti antisemiti siano accolti con relativa indifferenza, che non ci sia rivolta, richiede un sussulto nazionale. E la mobilitazione non deve essere solamente quella dello Stato, ma anche quella della società civile e di un certo numero di attori.” Ma lo Stato può ancora essere il motore di questo “sussulto”?

“Non abbastanza indignati”

“Nel tempo della storia, ci sono sempre state due situazioni: o è la società che protegge gli ebrei, come durante la seconda guerra mondiale; oppure è il potere politico che protegge gli ebrei dagli abusi della società, e questo è ciò che sta accadendo al momento”, riassume la storica Annette Wieviorka. La protezione della Repubblica è tuttavia apertamente sensibile alla concorrenza.

  1. Hollande e Valls hanno dovuto replicare acutamente a un nuovo appello all’alya agli ebrei di Francia, come dopo gli attentati, di Parigi, da parte del primo ministro israeliano Benyamin Nétanyahou, in piena campagna elettorale. “ Il posto degli ebrei Francesi è la Francia”, ha martellato M.Valls. “Non lascerò [passare] parole pronunciate  in Israele che farebbero pensare che gli ebrei non abbiano più il loro posto in Europa e in Francia in particolare”, ha assicurato M. Hollande.

Ma è sul fronte interno che il campo è più fangoso. Così M.Dumas ha dichiarato che “ha alleanze personali che fanno sì che abbia pregiudizi”, citando implicitamente la moglie del primo ministro, Anne Gravoin. Se il proposito ha suscitato la disapprovazione generale, la dice lunga sul grado d’ascolto goduto dall’esecutivo nella sua offensiva.

Noi non ci siamo abbastanza indignati”, ha lamentato M.Valls nel suo discorso all’Assemblea nazionale, il 13 gennaio.  “E’ a partire dalla parola che è stato preparato lo sterminio”, aveva ricordato M.Hollande al Memoriale della Shoah, il 27 gennaio, durante un tributo ai 76.000 ebrei di Francia deportati.  La parola del Governo, anche se sempre più difficile, rimane l’ultima protezione. “Mi sembrava essenziale che l’esecutivo ricordi la norma, sostiene M.Clavreul. C’è stata sonnolenza tra le coscienze. Bisogna risvegliarle.”