17 Marzo 2017

Analisi dell’esperto Pierre André Taguieff sulla visione islamista del complotto ebraico mondiale ed appello al jihad

Fonte:

www.crif.org

Autore:

Pierre André Taguieff

Visione islamista del complotto ebraico mondiale e chiamata alla jihad

Dalla mitologia del complotto, potente metodo di demonizzazione, il popolo ebraico viene disegnato per diventare il nemico assoluto.

Tra le principali storie d’accusa in cui gli ebrei vengono demonizzati o criminalizzati, ossia tra i principali miti antiebraici che costituiscono la dimensione ideologica della giudeo-fobia, si dovrebbe dare un posto speciale al tema del complotto al fine di dominare e sfruttare gli altri popoli. Non si tratta di semplice paura di immaginari complotti ebraici, ma di sviluppati resoconti accusatori, sotto forma di leggende, attraverso cui si diffonde una visione della storia manichea e antiebraica. Dalla mitologia del complotto, potente metodo di demonizzazione, il popolo ebraico viene disegnato per diventare il nemico assoluto.

Nel periodo successivo alla creazione dello Stato di Israele (1948), il mito del complotto ebraico internazionale si presenta il più delle volte sotto forma di “complotto sionista mondiale” o, dal 1990, sotto quella di “complotto americano-sionista”, dove l’ “alleanza giudaico-crociata” rappresenta l’equivalente islamico. L’articolo 32 de “La Carta di Allah” adottata da Hamas, e pubblicato il 18 agosto 1988,  testimonia questa ritraduzione islamista e “antisionista” del mito sul complotto ebraico mondiale, adattato alla guerra totale contro Israele.

 “Il complotto sionista non ha limiti. Dopo la Palestina, i sionisti vogliono monopolizzare la terra, dal Nilo all’Eufrate. Quando avranno metabolizzato il territorio conquistato, essi aspireranno a ulteriori conquiste. Il loro piano è stato enunciato nei protocolli dei Savi di Sion, e la loro condotta attuale ne è la prova migliore. Uscire dal cerchio della lotta contro il sionismo è alto tradimento. Maledetti siano coloro che agiscono in questo modo. “

Torniamo brevemente alle origini intellettuali di questa visione complottista. Nel suo pamphlet intitolato “La nostra lotta contro gli ebrei”, pubblicato nei primi anni ’50 e diventato un testo di riferimento per la maggior parte dei movimenti islamici, il fratello musulmano Sayyid Qutb (1906-1966) fornisce una sintesi sorprendente della sua visione della storia dell’Islam, una storia ripetitiva, limitandosi alla narrazione, punteggiata di citazioni da versetti del Corano, di costante ritorno al complotto ebraico contro l’Islam. “La nostra Comunità è preoccupata dall’inganno e dal complotto ebraico” O popolo del Libro, perché mischiate il falso al vero e nascondete consapevolmente la verità? “[Corano, Sura 3, 71]. Questa è una caratteristica del Popolo del Libro, che i musulmani devono capire e da cui trarre la lezione: l’inganno e il complotto. E questa che Allah – possa Egli essere glorificato – in un’epoca passata ha criticato il comportamento del popolo del libro è esattamente quello che hanno fatto loro fino ad oggi. Questo è il loro modo di agire durante tutto il ciclo della storia. Gli ebrei hanno cominciato ad agire in questo modo fin dal primo momento. (…) Poi i cristiani li hanno seguiti. Nel corso dei secoli, gli ebrei hanno avvelenato l’eredità islamica. (…) Gli ebrei hanno complottato contro la storia islamica, i loro avvenimenti e i loro uomini importanti, e hanno cercato di creare confusione. (…) Gli ebrei hanno anche cospirato contro l’esegesi del Corano e l’hanno falsificata. Questo è un complotto molto pericoloso. Gli ebrei hanno stimolato degli uomini e dei regimi (nel mondo islamico), allo scopo di cospirare contro questa comunità (musulmana). Centinaia, poi migliaia hanno complottato all’interno del mondo islamico, e continuano a farlo.”

Qutb indica chiaramente il nemico, senza vestirlo del vocabolario sionista o anti-imperialista: “gli ebrei”. Egli designa gli ebrei come i più antichi e temibili nemici dell’Islam, che afferma in “Pietre miliari lungo la via” (1964), è “l’unica civiltà.”

“Gli ebrei divennero i nemici dell’Islam non appena che uno stato musulmano fu istituito a Medina. Essi congiurarono contro la comunità musulmana fin da quando questa fu creata […] La guerra accanita che gli ebrei ci hanno dichiarato […] dura ininterrottamente da quattordici secoli, e infiamma, anche adesso, la terra fino ai suoi angoli più remoti.”

Nel suo breviario della lotta anti-ebraica, Qutb trae spunto dai Protocolli dei Savi di Sion, di cui tuttavia reinterpreta il contenuto: il grande complotto anticristiano fomentato dagli ebrei viene trasformato dall’ideologo islamista in una vasta cospirazione islamofoba organizzata da cristiani e ebrei. Qutb presuppone quindi l’esistenza di un “complotto giudaico-cristiano contro l’Islam”, e afferma che, di fronte a “coloro che hanno usurpato la sovranità di Allah sulla terra,” l’Islam deve procedere “alla loro distruzione per liberare gli uomini dal loro potere “. Aggiunge che “la lotta di liberazione del jihad non finirà fino a quando la religione di Allah non sarà l’unica.”

A questo proposito, l’insegnamento di Qutb è perfettamente coerente alla guida spirituale e politica dei Fratelli Musulmani: Hassan al-Banna (1906-1949),  fondatore della Fratellanza nel 1928. Si legge nel paragrafo 5 del credo dei Fratelli Musulmani, approvato dal III Congresso dei Fratelli nel marzo 1935: “la bandiera dell’Islam dovrebbe coprire l’umanità.” E’ in questa prospettiva, quella della creazione di un califfato mondiale, che Qutb ha collocato nel cuore dell’Islam il jihad redentore, allo stesso tempo ha indicato gli americani (o gli occidentali) e gli ebrei – in particolare gli ebrei – come i nemici da combattere prioritariamente.

L’ayatollah Ruhollah Khomeini, nel suo libro pubblicato nel 1980 a Teheran, Kashf al-Asrar [“La chiave dei segreti”], ha conferito legittimità alla teoria del complotto secondo cui gli Stati Uniti erano dominati dagli “ebrei malvagi” e che gli ebrei e gli americani erano, di conseguenza, i nemici assoluti dell’Islam: “gli ebrei ed i loro tirapiedi stranieri vogliono minare le fondamenta dell’Islam e stabilire un governo ebraico internazionale; considerato che sono persone instancabili e astute, temo, Allah non voglia, che un giorno ci riescano.” Su questo tema, non si riscontrano differenze significative tra il discorso sciita e il discorso sunnita.

Il 23 febbraio 1998, il giornale londinese Al-Quds Al-Arabi ha pubblicato la “Dichiarazione del Fronte Islamico Mondiale per la Jihad contro gli ebrei e i crociati”. È firmato fra l’altro da Oussama Ben Laden, colui che sarebbe diventato lo stratega di Al Qaeda, Ayman al-Zawahiri, leader dell’organizzazione egiziana Al-Jihad e da altri quattro leader delle organizzazioni islamiste. Nella “Dichiarazione”, viene designato il nemico satanico multiforme contro il quale i firmatari chiamano esplicitamente alla jihad, al pari della “Dichiarazione del jihad” del 23 agosto 1996, che denunciava il “complotto degli americani e dei loro alleati” come “alleanza giudaico-crociata” (e “i suoi servi”) o “coalizione giudaico-crociata.” In un’intervista realizzata nel settembre del 1998, Bin Laden rivela la sua visione fantasmatica di un Islam vittima di attacchi e trame causati dai “giudeo-crociati” diabolici:

“Io dico che in questa lotta esistono due parti: la crociata mondiale alleata al giudaismo sionista condotta da America, Gran Bretagna e Israele, e l’altra parte: il mondo musulmano. (…) Siamo convinti che la Comunità [Ummah] è in grado oggi (…) di condurre la lotta contro i nemici dell’Islam e soprattutto contro il nemico più grande: l’alleanza giudaico-crociata.”

Il complotto risulta ancora più evidente in quanto il governo degli Stati Uniti è considerato “sionizzato”, secondo l’espressione usata nel 2004 da Abu Musab al-Zarqawi (1966-2006), jihadista giordano di origine palestinese considerato l’ispiratore dello stato islamico. Nella sua “Lettera al popolo americano”, pubblicata nel novembre 2002, Bin Laden s’ispira esplicitamente agli scritti cospirazionisti occidentali per denunciare il “controllo” dell’America da parte degli ebrei, “Siete la nazione che ha permesso l’usura, che è stata proibita da tutte le religioni. Pertanto avete costruito la vostra economia e fondato i vostri investimenti sull’usura. La conseguenza di tutto questo (…) è che gli ebrei hanno preso il controllo della vostra economia, attraverso cui hanno preso il controllo dei vostri media, e ora il controllo di tutti gli aspetti della vostra vita, facendo di voi i loro servi e raggiungendo i loro obiettivi a vostre spese.” Il tema d’accusa era già molto banale, come evidenziato da un sermone del venerdì di Ikrima Sabri, il Mufti di Gerusalemme, pubblicato l’11 luglio 1997 da The Voice of Palestine (la radio ufficiale dell’Autorità Palestinese): “Oh, Allah, distruggi l’America, perché è controllata dagli ebrei sionisti.” Nella visione del mondo jihadista, gli ebrei non hanno cessato di occupare il posto del nemico assoluto. Lo stato ebraico, indicato in primo luogo dalla jihad, è destinato alla distruzione. Lo testimonia l’inquietante profezia di al-Banna che si trova menzionata nel preambolo della Carta di Hamas: “Israele aumenterà e resterà lì finché l’Islam non lo eliminerà, come ha eliminato i suoi predecessori.” L’articolo 13 della Carta è molto chiaro: “Non c’è soluzione al problema palestinese, se non la jihad.” Khalil Koka, uno dei fondatori di Hamas, ha presentato la visione islamo-palestinese nuda e cruda per risolvere la “questione ebraica”: “Dio ha radunato gli ebrei in Palestina non per offrire loro una patria, ma per scavare le loro tombe e liberare il mondo dalla loro presenza inquinante.”

Questo tema complottista si ritrova, associato a una visione di lotta redentrice, nella dichiarazione fatta il 14 novembre 2014 da Abû Bakr al-Baghdadi, califfo autoproclamato dello stato islamico (Daech): “I leader degli ebrei, dei crociati e degli apostati (…) si sono riuniti, hanno riflettuto, complottato, preparato la guerra contro lo stato islamico (…) O soldati dello stato islamico, continuate la raccolta degli eserciti, scatenate i vulcani del jihad in tutto il mondo”, per liberare l’umanità dal “sistema globale fondato sull’usura” e tenuto a bada dagli “ebrei e i crociati”. Su questo punto, Daech non innova in alcun modo: la sua retorica jihadista è coerente con l’insegnamento dei padri fondatori dell’Islam radicale, questo nuovo totalitarismo.