18 Settembre 2017

Amarlis, gruppo devozionale mariano con influssi antisionisti

Fonte:

Il Corriere della Sera edizione di Roma

Autore:

Fabrizio Peronaci

Il veggente ‘nnammurato, laVergine e quei batuffoli d’olio «miracoloso»

Voci e dubbi sul gruppo Amarlis, attivo tra Roma e le Marche. « Ragane irretite, strani riti» Su Fb la doppia vil a del fondatore: insulti a Israele, fumate di narghilè e canzoni napoletane

C’è un’anima pia, come lui stesso ama definirsi, che tanti evocano negli ultimi tempi, a Roma e in altre parti d’Italia, ma quasi mai con parole di zelo misericordioso. Età: 30-35 anni. Fisico asciutto, barbetta aguzza. Interessi: vari. Dalla cucina (saporita) alla politica internazionale (commentata con toni da Hezbollah). Ma è la sua attività principale, quella di veggente (seriale) della «Beata Vergine», che di norma gli si manifesta «vestita di bianco, su un enorme giglio circondato da spine», ad averlo portato alla ribalta, dopo la prima apparizione del 22 gennaio 2013. Finora è solo un bisbiglio che dalle Marche si propaga verso Milano, città di alcune adepte, e Roma, dove il sedicente mistico risiede. Una vox populi sdegnata, che racconta episodi precisi. Riassunti anche in alcune lettere inviate alle gerarchie ecclesiastiche. «Attenti, quella setta è pericolosa. L’olio del santone farà pure miracoli, ma bisogna vedere di che tipo…» Proprio così: «unto», in questo caso, va preso in senso letterale. I promotori dell’associazione Amarlis, che venera la Madonna «Giglio tra le spine» con novene su Facebook e pellegrinaggi a Lourdes, promettono infatti prodigiose guarigioni grazie alle applicazioni di olio essudato sia dall’immagine sacra sia dalle mani del fondatore. Il sito mostra i palmi grondanti del «messaggero» e i piatti sotto l’«Icona Santa», colmi d’olio purissimo, che «nello sgorgare causa un forte sentimento di pace e stupore». Possibile? Vertigine mistica o credulità popolare? A far discutere, in queste ore, sono soprattutto le immagini finite su Youtube della cerimonia di consacrazione delle «suore». Le domande corrono di bocca in bocca da Loreto, meta di non meglio precisati «convegni», ad Ascoli, sede del «quartier generale», fino a Roma, dove i «Gigli» avrebbero accesso in due parrocchie e un convento del centro. Può un laico «creare» religiosi, mimando oltretutto il gesto solenne dell’imposizione delle mani? Che genere di ostia viene utilizzata? Perché sul capo delle consacrande viene posta una corona di spine? E cosa ci fa l’addetto alle pompe funebri, da tutti conosciuto in paese, con quella croce che posa di spalla in spalla? Non sarà mica il suo secondo lavoro? I riti, d’altra parte, si svolgono in una chiesa non sconsacrata, nella frazione di Quinzano di Force, alle porte di Ascoli, e ciò aggrava i dubbi. Per non parlare dell’inquietudine alimentata dalla voci di ragazze andate fuori di testa: alcune famiglie sono disperate per aver visto chi la figlia, chi la nipote, «cambiate, inebetite, come rintronate da sostanze stupefacenti», e c’è pure chi racconta di un «assistente spirituale» un po’ troppo operoso che si fa consegnare i gioielli dalle donne che chiedono di essere benedette, precisando di doverli distruggere «in quanto simboli del peccato». E l’olio? Non sarà che dietro il miracolo dei «batuffoli curativi» si nasconde un business? Il numero Iban (Banca Prossima, gruppo Intesa) sul quale fare versamenti sul web è facilmente rintracciabile… La Chiesa ufficiale finora è stata a guardare. Non risultano prese di distanze neanche nei riguardi del monsignore africano, trasferito ad Ascoli tre anni fa, ripreso durante le cerimonie «abusive» accanto all’«illuminato». Attività semiclandestine, svolte nell’ombra. Solo che lui, l’Unto dall’«olio extravergine al 100%» , come precisano le schede dell’associazione, non aveva fatto i conti con il passaparola e la diffusione di notizie in Rete. Nel sito di Amarlis, infatti, stranamente il nome di Christian non appare. Perché? Come mai non si cita il fondatore? Cautela, forse, conoscendolo? Identificarlo, tramite qualcuno dei tanti fedeli coinvolti nelle preghiere, non è comunque difficile. E, una volta approdati sulla sua pagina Fb, la sorpresa è grande. Kefiah al collo e anello al dito, il «santone», i cui tratti paiono mediorientali, si propone come un attivista filoarabo. Un filmato documenta l’occupazione armata di una casa palestinese e lui commenta: «Israele sionismo satanismo inciviltà». Scorrendo in basso, i toni salgono: «Occupanti perversi omicidi!» E la dimensione conviviale, tuttavia, quella dominante. Un post recente illustra una cena in terrazza tra amici a base di arrosti, vinello e canzoni napoletane, con lui, il Santo Veggente, che canta a squarciagola u surdato nnammurato. E, nel messaggio seguente, ecco il narghilè fotografato in primo piano, fumato in gruppo per rilassarsi dopo la pantagruelica «magnata»: linguine agli scampi, spiedini, focacce, prelibate salsette, calamari in pastella, spumante e tiramísù, nonché vassoi colmi di baklava, i tipici dolci al miele dedicati agli «amici di Siria, Libano, Palestina, Giordania!» Ambiente? Alto borghese. Posate e piatti raffinati, mobili pregiati. Si intravedono anche una scultura e quadri d’autore. Potremmo trovarci ai Parioli, o giù di lì. «Casa e Chiesa… Oriente e Occidente», è la sintesi della serata fornita dal venerato Maestro, che in un altro post motteggia: «Quando a noi orientali viene fame all’una di notte! Pasta di Gragnano, scampi, pachini… Profumi mediterranei!» Prosit. Così sia. I seguaci proseguano nei loro digiuni liturgici, tanto non sanno della doppia vita… Ma, per carità, lui, l’Unto, faccia attenzione a quale olio mette a tavola…