26 Ottobre 2015

50 anni di Nostra Aetate, commento di Sergio Minerbi

Fonte:

Moked.it

Autore:

Sergio Minerbi

“Nostra Aetate significativa,ma serve un aggiornamento”

Un momento di elaborazione affiancato da un prestigioso convegno internazionale che prende il via in queste ore presso la Pontificia Università Gregoriana e che avrà tra i suoi protagonisti numerosi esponenti del mondo ebraico, tra cui il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni e il direttore internazionale per gli affari internazionale dell’American Jewish Committee David Rosen.

Ricorre in questi giorni il cinquantesimo anniversario della proclamazione della dichiarazione Nostra Aetate. Questo documento sulle relazioni con le religioni non cristiane, elaborato dopo la Shoah compiuta dai nazisti, rappresenta fino ad oggi il culmine di quanto la Chiesa volesse fare per affrontare le proprie responsabilità nei confronti degli ebrei, considerati insieme ai musulmani e ad altre religioni. Per alcuni questa dichiarazione fu un importante passo in avanti per la coesistenza pacifica dei popoli. Secondo me invece questo passo deve essere considerato troppo poco e troppo tardivo. Troppo tardivo poiché se dichiarazioni di questo genere fossero state emanate prima della Seconda guerra mondiale, forse i nazisti si sarebbero astenuti dai massacri di ebrei. Troppo poco se leggiamo attentamente il testo della dichiarazione.

Anzitutto si ripete che “autorità ebraiche con i propri seguaci si sono adoperate per la morte di Cristo”. Si rinnova cioè l’accusa secolare dei cattolici contro gli ebrei, anche se mitigata dalla frase seguente che recita che il crimine “non può essere imputato indistintamente a tutti gli ebrei allora viventi, né agli ebrei del nostro tempo”. Ma gli ebrei del tempo di Gesù erano colpevoli. Bisognerà giungere a Benedetto XVI per trovare una versione che non accusi più gli ebrei dell’uccisione di Gesù. Purtroppo quanto scrive quel Papa nei tre volumi sulla vita di Cristo, è poco noto all’interno della Chiesa stessa.

La dichiarazione Nostra Aetate prosegue con un “non sequitur”. Da un lato si afferma che le “autorità ebraiche con i propri seguaci si sono operate per la morte di Cristo”, dall’altro che il Cristo “si è volontariamente sottomesso alla sua passione e morte” affinchè gli uomini conseguano la salvezza. Le due tesi sono in contraddizione l’una con l’altra. La dichiarazione Nostra Aetate afferma che “La Chiesa crede, infatti, che Cristo, nostra pace ha riconciliato gli ebrei e i gentili per mezzo della sua croce”. Questa definizione è in contrasto con quanto detto prima: “Le autorità ebraiche con i propri seguaci si sono adoperate per la morte di Cristo”.

In seguito si afferma che la Chiesa “deplora gli odi, le persecuzioni e tutte le manifestazioni dell’antisemitismo dirette contro gli ebrei in ogni tempo e da chiunque”. Ma le contraddizioni non sono finite. Infatti nella Nostra Aetate è scritto: “In realtà il Cristo, come la Chiesa ha sempre sostenuto e sostiene, in virtù del suo immenso amore, si è volontariamente sottomesso alla sua passione e morte”.

Alla luce di quanto i nazisti hanno perpetrato durante la Seconda guerra mondiale, i fedeli potevano attendere dalla Chiesa una condanna netta e chiara dell’ideologia nazista e delle loro azioni antisemite. Questa speranza non trova però nelle dichiarazioni vaticane conferma sufficente. Rimane il fatto che la dichiarazione Nostra Aetate sia il massimo che la Chiesa ha potuto fare nei confronti degli ebrei. Papa Benedetto XVI ha superato questo limite ma le sue parole, molto importanti, non sono state ancora riconosciute come base della dottrina cattolica.

Eppure, nonostante tutto, con la dichiarazione Nostra Aetate la Chiesa ha voluto fare un passo in avanti anche nei confronti degli ebrei. Dobbiamo riconoscerlo ed esserne grati.