5 Maggio 2008

“Casale modello per combattere l’antisemitismo”

Fonte:

La Stampa

Autore:

Silvana Mossano

CASALE MONFERRATO Se un terzo della popolazione italiana non ha simpatia per gli ebrei è un segnale da non sottovalutare. Ieri, nella sinagoga di Casale, in apertura del terzo festival «Oyoyoy!» (che proseguirà fino al 25), il prof. Renato Mannheimer ha presentato e commentato i risultati del sondaggio che l’associazione «Monferrato Cult», promotrice della rassegna, gli ha commissionato. Punto di partenza: l’attualità delle polemiche riguardanti l’invito di Israele alla Fiera del Libro e l’individuazione di un modello di comportamento che consenta di superare sentimenti e atteggiamenti di antisemitismo.
Ma esistono veramente? Mannheimer ha detto «che non bisogna drammatizzare, ma il fatto che un italiano su tre sia ostile agli ebrei è da considerare un potenziale focolaio, una sorta di vulcano spento, ma ancora attivo, che potrebbe dunque riaccendersi». Attenzione, dunque, anche se, ha detto il sondaggista, «spesso c’è confusione: c’è una percentuale che non trova simpatici gli ebrei non in quanto tali, ma piuttosto perché li sovrappone alla avversione nei confronti della politica di Israele»: gli ebrei vengono visti come quelli che, «pochi ma potenti e uniti tra loro, comunque difendono lo stato di Israele, considerato, soprattutto a sinistra (e principalmente dai giovanissimi o dagli over 50), come un popolo che opprime».
Dunque? Mannheimer constata che «a Casale c’è un esempio di integrazione straordinaria, fondata sulla diretta conoscenza reciproca: conoscendosi le persone hanno trovato il modo di stare ottimamente insieme». Ecco, ha detto nell’intervista che ha preceduto l’intervento pubblico: «L’esperienza di Casale va vista come una strada da seguire, anche se – ha ammesso – non è facile trasferire questo esempio in grandi città».