Antisemitismo in Italia. 1962-1972

Luogo:

Firenze

Autore:

Alfonso M. Di Nola

Anno:

1973

Il volume è frutto di un precedente seminario di studi e di un’indagine a largo raggio, i cui risultati erano stati pubblicati l’anno precedente su “Rocca”. Scritto con la collaborazione di E. Melani e F. M. Fera, anche se in qualche parte risulta storicamente datato -ad es. nelle pagine dedicate alla persistenza di ampie aree di antigiudaismo di ispirazione cattolica-, è da considerare ancora oggi la più completa rassegna mai pubblicata sull’antisemitismo in Italia nel secondo dopoguerra. Pur riconoscendo che la rassegna non può considerarsi del tutto completa, Di Nola e i suoi collaboratori sono riusciti a catalogare ben 351 documenti antisemiti, suddividendoli in tre settori: il primo concerne gli “elementi di antisemitismo nella stampa quotidiana e periodica”; il secondo è un elenco di pubblicazioni antisemite, quasi tutte diffuse da ambienti neofascisti o dell’integralismo cattolico; nel terzo sono catalogati “atti e comportamenti antisemiti” (p.6). L’indagine è condotta a partire dal 1962 perchè la svolta conciliare della Chiesa, con i primi segnali di dialogo nei confronti delle culture laiche e dell’ebraismo, costituisce una linea divisoria fondamentale nell’antigiudaismo del secondo dopoguerra. “L’approssimarsi dei lavori conciliari – scrive Di Nola- e, poi, il loro svolgersi, costituiscono certo un evento dirompente all’interno della dinamica antisemita in Italia, nella misura in cui promuovono la rimozione iniziale di inveterati pregiudizi religiosi, ma suscitano anche rinnovate e violente reazioni di antisemitismo che influiranno nel successivo decennio” (p. 12). Uno dei risultati più significativi della ricerca è che in Italia è possibile registrare la compresenza di tre strati di antisemitismo: cattolico, neonazista e di sinistra. Mentre quest’ ultimo è limitato alla polemica contro il sionismo condotta con argomenti talvolta equivoci (pp. 31-36), risulta abbastanza consistente l’area dell’antigiudaismo cattolico. Il permanere di posizioni antigiudaiche all’interno delle istituzioni ecclesiastiche è da individuare “nella passività e nelle remore che accompagnano l’applicazione e la diffusione congrua della Nostra Aetate […] Si tratta di stimoli non intenzionali, per i quali si può escludere l’ipotesi di una programmazione e che, tuttavia, comportano le loro attuali gravi conseguenze” (p. 21). Per quanto riguarda l’antisemitismo di matrice neonazista, esso si realizza nella pubblicazione di numerosi saggi di autori antisemiti (Céline, Henry Ford ecc.) e con attentati o atti vandalici contro luoghi di culto ebraici, rivendicati da sigle clandestine di estrema destra. Sempre per la stampa, risultano molto diffuse le opere del filosofo antisemita Julius Evola, teorico di un “razzismo spirituale” che i pubblicisti neonazisti tentano di rendere culturalmente rispettabile, contrapponendolo al razzismo biologico.