30 Maggio 2013

4° Global Forum for Combating Antisemitism Gerusalemme 28-30 maggio 2013

4° Global Forum for Combating Antisemitism

Gerusalemme 28-30 maggio 2013

a cura dell’Osservatorio antisemitismo CDEC

Dal 28 al 30 maggio a Gerusalemme, si è svolto sotto l’egida del Ministero degli Esteri e quello per Gerusalemme e la Diasporail quarto Global Forum for Combating Antisemitism, importante conferenza internazionale dedicata all’antisemitismo.

Gli invitati al Global Forum si sono incontrati per discutere quali siano i caratteri di questo antisemitismo globale, e identificare gli strumenti più efficaci per contrastarne le manifestazioni. La conferenza si è articolata all’interno di dieci gruppi di lavoro (working groups) che, alla conclusione dei lavori, hanno stilato degli action plans.

L’Osservatorio antisemitismo della Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea ha presentato due relazioni (“Overview Report 2012 on Anti-Semitism in Italy” e “Anti-Semitism in Italian Cyberspace”), ed ha partecipato attivamente al working group dedicato all’antisemitismo in Internet.

Il quarto Global Forum è stato presieduto dall’ambasciatore Gideon Behar, dal 2011 direttore del Dipartimento per la lotta all’antisemitismo presso il ministero degli esteri, ed ha visto la partecipazione di una cinquantina di esperti di antisemitismo, diplomatici e politici provenienti da ogni parte del mondo.

Di alto profilo la rappresentanza politica israeliana, il convegno è stato inaugurato dal primo ministro Benjamin Netanyahu che, in videoconferenza, ha posto l’accento sul fatto che “nel mondo di oggi alcune forme di antisemitismo sono state accettate”, ed ha incoraggiato i partecipanti “a combattere e vincere la battaglia della verità”.

Alla conferenza sono intervenuti numerosi politici: il ministro della Giustizia irlandese, il vice-ministro degli Esteri lituano, il vice-ministro della Giustizia greco, il Segretario di Stato del ministero della Giustizia ungherese, l’ex ministro degli Esteri della Bulgaria, e l’ex ministro della Difesa della Repubblica Ceca.

Durante le tre giornate del Global Forum tutti gli oratori hanno ripetutamente denunciato la presenza di un virulento antisemitismo globale che ha trovato nel web lo strumento privilegiato per la sua diffusione ed amplificazione.

Altri temi di preoccupazione condivisi riguardano: il jihadismo (1), la recrudescenza della destra radicale, e l’antisemitismo che si cela dietro la critica ad Israele.

In alcuni interventi il Boicottaggio Disinvestimento Sanzioni, meglio conosciuto con l’acronimo BDS (2), è stato dipinto come una nuova forma di antisemitismo.

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Per la prima volta in un Global Forum è stato inserito anche il tema della interreligiosità, e ci si è focalizzati sul rapporto tra ebraismo ed islam, assente invece il tema dei rapporti tra ebraismo e cristianesimo.

Un’intera sessione è stata dedicata alla religione islamica con tre conferenzieri: il Muftì albanese Gazmend Aga, l’Imam francese Hassan Shalguomy e il Muftì britannico Abduljalil Sajid.

Il giovane religioso albanese vice responsabile della comunità islamica di Albania, ha detto che l’islam è una religione di pace, ed ha citato alcuni esempi del passato, anche recente, in cui ebraismo ed islam hanno convissuto in modo pacifico, s’è soffermato in maniera particolare sul salvataggio degli ebrei di Albania, paese a maggioranza musulmana, durante le persecuzioni razziali della seconda guerra mondiale.

Gazmed Aga ha ribadito che “il vero islam” non giustifica nessuna forma di terrorismo e di antisemitismo.

L’imam Hassen Chalghoumi, presidente della conferenza degli imam di Francia, ha fatto un discorso dai toni appassionati e patriottici, e si è concentrato sul problema delle televisioni satellitari arabe, attiva fonte di estremismo ed antisemitismo, e sul cyberhate ed al proposito ha detto che Internet è diventato il principale strumento per la creazione e diffusione dell’ odio, è stato durissimo nel condannare il jihadismo predicato attraverso gli spazi online estremisti, ha invitato i governi a contrastare in modo fermo questo fenomeno ed a creare siti web moderati che operino contro la diffusione del razzismo ed antisemitismo in Rete.

Hassen Chalghoumi ha duramente attaccato la lettura dell’islam data dalla Fratellanza Musulmana e dai Salafiti, ed è stato draconiano anche nei confronti dell’antisemitismo, dell’antisionismo e del pregiudizio anti-israeliano. Per l’imam francese l’antisionismo è in buona parte colpa dei massmedia che sovradimensionano il conflitto arabo-israeliano, “un morto palestinese fa più notizia di un massacro in Birmania”.

Il muftì britannico Abduljalil Sajid ha ribadito la condanna dell’antisemitismo e del jihadismo, ha detto che i musulmani devono riconoscere le sofferenze patite dagli ebrei, è il primo che cita il tema dell’islamofobia, e dice che musulmani ed ebrei devono essere uniti nel combattere l’odio.

Sintesi della presentazione dei principali Action Plans

Il gruppo contro l’antisionismo ha proposto, per contrastare il fenomeno del BDS sempre più radicato ed aggressivo specie nei campus anglosassoni, di collaborare con sindacalisti esperti di affari internazionali, offrire una equilibrata informazione sulla realtà israeliana, studiare le organizzazioni che promuovono il BDS, per vedere chi sono i loro sostenitori ed attivisti. E’ necessario quindi da un lato conoscere bene la legislazione per fermare le campagne di boicottaggio anti-Israele, e dall’altro informare l’opinione pubblica del fatto che al BDS soggiacciono discorsi antisemitici.

Bisogna migliorare la comunicazione su Israele, ed in ciò un ruolo importante potrebbero rivestirlo i Social Networks. Rav Cooper del Wiesenthal Center ha sottolineato che chi sostiene Israele viene spesso minacciato, ma che “il movimento BDS verrà sconfitto perché il loro è un discorso di odio e contro la libertà”.

Il gruppo di lavoro dedicato all’antisemitismo in Internet che, unico, aveva precedentemente prodotto un report per il Global Forum dedicato all’antisemitismo online “Online Antisemitism: A systematic review of the problem, the response and the need for change”, ha illustrato le funzioni di TEMPIS, la tassonomia creata in occasione del Global Forum per studiare il cyberhate, ed ha anticipato come si articolerà il nuovo sito internazionale dedicato all’antisemitismo digitale, in Rete dal settembre 2013.

Per quanto riguarda il tema dell’antisemitismo online è emersa una sola divergenza tra gli esperti, gli americani sostengono la totale libertà di espressione e si sono dimostrati contrari all’introduzione di leggi repressive, per tutti gli altri invece gli Stati devono intervenire con la prevenzione ma anche con leggi repressive.

Il professor Charles Small responsabile dell’antisemitismo nei campus ha riferito che nei campus universitari si sta svolgendo un’autentica guerra (war) contro lo Stato di Israele ed il popolo ebraico, attraverso la demonizzazione ed islamizzazione della storia ebraica, bisogna quindi indagare la struttura delle organizzazioni antisioniste promotrici di queste azioni, sostenere chi studia l’antisemitismo ed aiutare i musulmani moderati.

Small ha illustrato quindi una lista delle principali campagne anti-Israele promosse all’interno delle università, ed ha ribadito che l’odio al’interno delle università va contrastato anche con campagne in favore della libertà e dei diritti umani, contro l’omofobia ed ogni forma di discriminazione. Alla fine dell’intervento di Small, Rav Cooper del Wiesenthal Center ha ribadito l’assoluta importanza del sito web contro l’odio in rete promosso dal gruppo di lavoro sull’antisemitismo online, ed ha invitato tutti i presenti a collaborare con le proprie conoscenze specifiche.

L’israeliano Itamar Marcus responsabile dell’antisemitismo nel mondo arabo-islamico e direttore di Palestinian Media Watch, ha dipinto un ritratto dell’antisemitismo promosso dall’integralismo islamico, da cui emerge un aggressivo apparato ideologico che disumanizza lo Stato ed il popolo ebraico, che nega ad Israele il diritto all’esistenza ed identifica negli ebrei la causa di tutti i problemi del mondo. Per contribuire ad arginare il fenomeno bisogna quindi identificare i musulmani che rifiutano la propaganda di odio ed aiutarli nel loro difficile impegno.

L’autorità palestinese ed i governi arabi germinati dalle cosiddette ‘primavere arabe’ dipendono oggi più che nel passato dai finanziamenti internazionali, ed ora si presenta un’eccezionale opportunità per aiutare i moderati che si oppongono all’estremismo islamico.

Il venezuelano Sammy Eppel del gruppo antisemitismo in America Latina ha illustrato la drammatica e misconosciuta situazione dell’antisemitismo in Sud-America, partendo dal caso del Venezuela chavista, paese che, ormai da anni, promuove aggressive campagne antisemite di ispirazione governativa. Nel continente latino-americano la polemica antisemita è strettamente legata all’antisionismo, e nella polemica viene spesso proposta l’equiparazione tra le lotte condotte dagli indigeni contro i conquistadores spagnoli e quelle degli arabo-palestinesi contro i ‘sionisti’.

Anche Eppel ha rimarcato la centralità dell’antisemitismo diffuso attraverso Internet, e ha sottolineato che le comunità ebraiche meno forti ed organizzate hanno bisogno di giovarsi del know how delle comunità più organizzate per imparare a contrastare il fenomeno antisemitico.

In appendice al gruppo dell’America Latina, c’è stato l’intervento dell’argentino Sergio Widder dedicato ad un aggiornamento sulle indagini relative all’attentato antisemita che nel 1994 colpì la sede dell’AMIA a Buenos Aires causando 85 vittime. L’attacco fu promosso dall’Iran degli ayatollah con l’aiuto di estremisti di destra e complicità governative.

Widder ha sottolineato che il network terrorista ispirato dalla Repubblica dell’Iran è ancora molto presente e la sua attività capillare in tutti i paesi dell’America Latina, dal Venezuela al Suriname.

Il gruppo di lavoro dell’Europa dell’Est ha descritto un panorama in cui l’antisemitismo si manifesta spesso con azioni di vandalismo ai danni di monumenti o luoghi che ricordano la sconfitta dei fascismi, e dove i gruppi neonazisti degli Skinheads ed i partiti politici che si rifanno all’ideologia della destra radicale sono in prima fila nelle manifestazioni di antisemitismo, razzismo e xenofobia. Anche questo working group ha chiesto che Global Forum, governi ed organizzazioni non governative si impegnino a contrastare l’antisemitismo, ed anche razzismo ed omofobia, ed il tutto all’interno della più ampia cornice della lotta in favore delle libertà individuali, civili e democratiche.

Il working group Europa occidentale diretto dal britannico Mike Whine,direttore del Community Security Trust, è stato il gruppo con il maggior numero di partecipanti. Dopo una panoramica dedicata ai singoli paesi, in alcuni dei quali gli episodi di violenza si configurano come un problema drammatico, è stato tratteggiato un ritratto dell’antisemitismo contingente, fenomeno che sta assumendo caratteri diversi rispetto al passato, ad esempio all’ispirazione di destra radicale si sono aggiunte quelle della sinistra estrema e l’antisionismo. Secondo questo working group l’azione per contrastare l’antisemitismo si deve ispirare all’action plan (serie di norme contro l’antisemitismo) scritto dall’OSCE/ODIHR nel giugno 2003, ma aggiornato alla luce dei cambiamenti avvenuti negli ultimi anni.

Le comunità ebraiche devono avere come priorità l’intensificazione della collaborazione con i ministeri degli interni per il monitoraggio degli episodi di antisemitismo, ma anche quella con le organizzazioni che si occupano di diritti umani, proprio alla luce del fatto che l’antisemitismo è cambiato e sta cambiando.

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Giovedi 30 maggio si sono svolte anche tre importanti Lectures. La prima è stata quella di Abraham Foxman, direttore nazionale dell’Anti-Defamation League che, partendo dalla sua esperienza di sopravvissuto alla Shoah, ha sottolineato la necessità di lavorare con le altre organizzazioni antirazziste e per i diritti civili, Foxman ha usato l’espressione “abbiamo camminato da soli, adesso dobbiamo percorrere la strada insieme”. Il leader dell’ADL ha insistito sulla promozione delle cosiddette “good practices”, e alla fine ha presentato il suo nuovo saggio (scritto con Christopher Wolf) dedicato all’odio in Internet Viral Hate: Containing Its Spread on the Internet.

Altro intervento è stato quello di Avner Shalev direttore del museo Yad Vashem ma anche ex ufficiale delle Forze di Difesa Israeliane.

Shalev ha esordito ricordando i suoi 24 anni passati nell’esercito a difendere il paese in cui è nato, ed ha poi manifestato il suo stupore per la prepotenza dell’attuale antisemitismo, fino a spingersi ad affermare che, il contrasto a questo virulento antisemitismo globale, si configura come una vera e propria guerra.

Il direttore di Yad Vashem ha sottolineato l’importanza degli ambasciatori israeliani nello svolgere una funzione nella lotta all’antisemitismo, con un ruolo di coordinamento, ed ha sottolineato che un sito web internazionale dedicato al cyberhate è fondamentale.

Poi c’è stato il discorso di Yuli Edelstein, speaker della Knesset, che ha esordito citando alcuni recenti ed emblematici episodi di antisemitismo, ed ha poi tracciato un paragone tra le vecchie forme di antisemitismo e quelle nuove ammantate di progressismo ricordando che tutti gli estremismi sono “gemelli”.

L’ultima Lecture è stata quella del professor Yehuda Bauer, consigliere accademico di Yad Vashem, professore emerito di studi sulla Shoah presso l’università ebraica, e membro del’accademia israeliana delle scienze.

Bauer ha iniziato citando una predica antisionista-antisemita trasmessa dal canale televisivo egiziano Al-Rahma, dove un noto predicatore televisivo affermava che non ci sarà mai pace sino a quando tutti gli ebrei non verranno sterminati, ed ha quindi tracciato un paragone tra le prediche antisemite degli sceicchi jihadisti e quelle dei Dottori della Chiesa del mondo tardo antico come Giovanni Crisostomo, e dei propagandisti nazisti attraverso pagine di Der Sturmer.

Bauer ha spiegato che alla base di tutti questi casi, c’è l’accusa rivolta agli ebrei di non seguire usanze e costumi degli altri. Gli ebrei hanno però creato qualcosa di nuovo non migliore o peggiore, ma radicalmente diverso, ovvero un monoteismo diverso.

Bauer ha voluto sottolineare che quella ebraica non è solo una storia di persecuzioni e che quindi non si sovrappone alla storia dell’antisemitismo.

Nel mondo di oggi ci sono paesi in cui non solo l’antisemitismo non è presente, ma ci sono forte simpatia ed ammirazione per il popolo ebraico, come in Cina, Giappone e Thailandia.

A livello globale movimenti e partiti neonazisti costituiscono una presenza marginale, però l’antisemitismo praticato dai musulmani di seconda o terza generazioni, e quello intriso di antisionismo promosso dall’estrema sinistra sono molto forti ed aggressivi. Secondo l’accademico israeliano chi è su posizioni di antisionismo radicale è un potenziale sostenitore del genocidio. Bauer ha ricordato che “la Seconda Guerra mondiale è stata una guerra ideologica, la gente credeva in Hitler così come poi ha creduto in Khomeini”.

Anche Bauer ha sottolineato l’importanza del coordinamento e della collaborazione per contrastare l’antisemitismo, ed ha auspicato la nascita di reti televisive gestite da musulmani moderati in funzione antifondamentalista ed in favore dei diritti umani e civili, e la creazione di spazi online contro l’antisemitismo e per le libertà.

Bauer ha detto che in questa campagna contro l’antisemitismo globale, l’India e la Cina, in quanto potenze emergenti, dovrebbero impegnarsi maggiormente.

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Il Global Forum s’è trovato poi d’accordo sul fatto che l’antisemitismo globale vada sempre denunciato e combattuto in modo deciso, unitamente alle altre forme di razzismo e di discriminazione nel mondo, consolidando l’accoglimento delle minoranze, il reciproco rispetto e tolleranza, cercando la più ampia collaborazione ed attraverso le sinergie con tutte le organizzazioni che difendono le libertà ed i diritti civili.

Lo stato di Israele attraverso i suoi rappresentanti diplomatici ha dichiarato che profonderà il massimo impegno nell’attività di lotta all’antisemitismo globale, ed assumerà sempre di più il ruolo di coordinamento e sostegno a questa battaglia che viene ritenuta fondamentale.

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Nel corso del Global Forum l’Italia è stata elogiata – unitamente alla Gran Bretagna – per aver costituito una commissione parlamentare contro l’antisemitismo, e per le parole pronunciate il 25 gennaio 2007 (“Vi rivolgo per questo impegno il più vivo e convinto apprezzamento. Col vostro appassionato contributo possiamo combattere con successo ogni indizio di razzismo, di violenza e di sopraffazione contro i diversi, e innanzitutto ogni rigurgito di antisemitismo. Anche quando esso si travesta da antisionismo : perché antisionismo significa negazione della fonte ispiratrice dello Stato ebraico, delle ragioni della sua nascita, ieri, e della sua sicurezza, oggi, al di là dei governi che si alternano nella guida di Israele.”) dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in occasione della Giornata della memoria.

Molto seguito ed applaudito l’intervento dell’ex deputato Fiamma Nirenstein che, il 28 maggio è diventata cittadina dello Stato di Israele.

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Note

1) Jihadismo La base teologica dell’ideologia jihadista va ricercata in un’interpretazione militante del concetto islamico classico di jihad, che in epoca contemporanea è stata teorizzata da leaders quali Sayid Qutb ed Abdullah Azzam. Nonostante la comune accettazione della violenza come elemento fondamentale e voluto da Dio, il movimento jihadista è caratterizzato da forti spaccature e differenze dottrinarie al suo interno. Questioni come la legittimità di uccidere musulmani¸ uccidere civili (musulmani e non) o utilizzare attacchi suicidi sono fonti di accesi dibattiti. Inoltre, alcuni gruppi jihadisti hanno scopi puramente locali mentre altri, diretti o influenzati da al Qaeda, adottano un’agenda piu’ globale.

2) Il BDS (Boicottaggio Disinvestimento Sanzioni), è un movimento internazionale nato circa dieci anni fa, e che si ispira al manifesto anti-Israele promosso dalle organizzazioni NGO durante la conferenza contro il razzismo di Durban del 2001. BDS nelle sue aggressive campagne anti-sioniste non prive talvolta da caratteri esplicitamente antisemiti, fa uso di una terminologia che richiama gli slogan contro l’apartheid usati in Sud-Africa dagli antirazzisti.